Sui sentieri della SAT

di Veronica Saggiorato (Biblioteca della Montagna-SAT – Servizio Civile)

Nella provincia di Trento esiste una rete di sentieri, montani e d’alta quota, certamente tra le più belle, complete ed ordinate delle Alpi. Situata in gran parte al di sopra del limite dei boschi e degli alti pascoli, essa si innesta sul complesso e capillare sistema viario delle mulattiere e delle piccole strade silvo-pastorali, tracciate nel corso dei secoli dalle popolazioni locali – o più recentemente dall’ente pubblico – per soddisfare le esigenze di carattere primario connesse con la vita delle popolazioni montanare […]. L’esigenza di sentieri a preminente carattere alpinistico è sorta soltanto poco più di un secolo fa, quando pionieri prima, ed alpinisti poi, iniziarono a salire e conquistare le nostre montagne più belle (La SAT : Cento anni : 1872 – 1972 / a cura di Romano Cirolini ed Ezio Mosna. – Calliano (Trento) : Arti Grafiche R. Manfrini, 1973).

È con queste parole, incisive e piene di orgoglio, che Elio Caola una cinquantina di anni fa descriveva brevemente l’evoluzione sentieristica in Trentino.

Di sentieri ai giorni nostri ne conosciamo a bizzeffe e per ciascuno di essi vi è una sigla specifica e importantissima: E (Escursionistico), EE (Escursionisti Esperti), EEA (Escursionisti Esperti con Attrezzatura), EEA-F (Escursionisti Esperti con Attrezzatura – facile), EEA-PD (Escursionisti Esperti con Attrezzatura – poco difficile), EEA-D (Escursionisti Esperti con Attrezzatura – difficile) EEA-MD (Escursionisti Esperti con Attrezzatura – molto difficile) EEA-E (Escursionisti Esperti con Attrezzatura – estremo), T (Turistico) e altro ancora. Ma prima di parlare di come siamo arrivati a questa scala di difficoltà escursionistica (redatta dal CAI alla fine degli anni Novanta del secolo scorso), è il caso di tornare indietro nel tempo, più precisamente a quando i trentini si sono resi conto che l’alpinismo e l’escursionismo possono essere nuove fonti di guadagno e che i sentieri sono il mezzo primario con cui ottenerlo.

L’attenzione verso la montagna e la sua valorizzazione sono alla base della Società degli Alpinisti Tridentini ed è proprio questa organizzazione che porta avanti lo sviluppo montano della provincia. Nel 1886 vengono investiti 25 fiorini per la costruzione del primo sentiero satino che porta alla bocca di Brenta; due anni più tardi viene affidata ad alcuni soci volontari l’apposizione dei segnavia lungo alcuni sentieri del Brenta; nel 1890 viene fissata una corda metallica sui tratti più impegnativi della via al Cimon della Pala e vengono impegnati 300 fiorini per la realizzazione di sentieri e segnavia nelle montagne del Vajolet, della Marmolada e dei comprensori di Mezzolombardo, Levico e Pinzolo; nel decennio successivo viene speso un ammontare di 1.082,40 fiorini per i sentieri in Val di Genova, in Val di Sole, sul monte Baldo, sull’Altissimo e in Val Stavel, oltre a 165,83 fiorini per la manutenzione alla segnaletica, valorizzando insistentemente il senso di italianità di quei territori, all’epoca scenario di controversie con i vicini austro-tedeschi, anch’essi intenti a realizzare nuovi percorsi e carte geografiche.

In seguito alla Grande Guerra, il considerevole lavoro sentieristico fino a quel momento svolto deve essere ripreso in mano e risistemato per via degli ingenti danni causati dal conflitto stesso o dal momentaneo abbandono. Insieme al lavoro di restauro si procede anche alla realizzazione di un sistema di segnaletica alpina basato su diversi colori e numeri che ha l’intento di identificare ogni singolo percorso e indicarne il tempo di percorrenza, ma di fatto risulta più confusionario per gli alpinisti che di aiuto.

Per passare da una buona idea all’ottima realizzazione, la SAT elabora nel 1932 il Piano regolatore dei sentieri e dei segnavia da applicare al territorio di sua competenza. A causa della Seconda Guerra Mondiale, scoppiata di lì a pochi anni, il progetto viene messo in pratica solamente a partire dal 1947, ma, grazie al generoso apporto di numerosi soci, diviene realtà nel giro di qualche anno.

Il Piano prevede il rilevamento e la segnatura dei sentieri alpini della provincia, divisa in due grandi zone, una ad est e una ad ovest del corso dell’Adige, suddivise a loro volta in, complessivamente, 13 settori alpinisticamente omogenei. I sentieri così circoscritti vengono identificati con il punto cardinale di riferimento (quindi est oppure ovest rispetto all’Adige) e un numero a tre cifre, la prima delle quali (quella delle centinaia) indica il settore, mentre le restanti l’effettivo numero del sentiero. In questo modo ogni settore ha la disponibilità di un centinaio di percorsi, mentre i numeri da 1 a 99 sono dedicati alle passeggiate di Aziende di Soggiorno e delle Pro Loco. Questo tipo di programma, ben strutturato e funzionale, ha così ottimi riscontri che le sezioni del CAI vicine decidono di adottarlo a loro volta, proseguendo addirittura la numerazione  trentina, mentre il CAI ne raccomanda l’adozione in campo internazionale all’U.I.A.A. (Union Internationale des Associations d’Alpinisme).

Inizialmente gli itinerari vengono distinti in: “sentieri che da fondovalle portano ai rifugi”, “sentieri da rifugio a rifugio”, “sentieri attrezzati” e “ sentieri attrezzati di vetta”, di cui, nell’ultimo caso, la SAT è sempre stata contraria, poiché un’imprevedibile avversità, specie alle alte quote, può trasformare una scalata facilitata in un episodio luttuoso. Si pensi che nel 1982 la SAT, il CAI-Alto Adige e l’Alpenverein Südtirol dichiarano di essere contrari alla progressiva espansione di vie ferrate o attrezzate su itinerari alpinistici proprio per motivi di sicurezza dell’utente che, non sufficientemente allenato o pratico, potrebbe cimentarsi in percorsi troppo difficili e impegnativi, mettendosi così in pericolo. Per motivi affini, specialmente il pericolo di collisione tra ciclisti ed escursionisti, nel 1995 la Provincia autonoma di Trento, su proposta del sodalizio, vieta la circolazione delle mountain-bike su sentieri di montagna.

Nel 2000 la Commissione sentieri passa alla gestione informatizzata della rete sentieristica e nel luglio dello stesso anno presenta il Catasto dei sentieri SAT, indispensabile per una corretta conduzione dei diversi itinerari, molti dei quali nati di lì a soli quarant’anni prima.

Oggi la SAT conta 1066 itinerari, per un totale di 5.590 km percorribili (dati dicembre 2021).

FOTO © Segnaletica 1958 – Archivio fotografico SAT