L’amore per la montagna: il rispetto messo al primo posto
di Veronica Saggiorato (Biblioteca della Montagna-SAT – Servizio Civile)

Oggi le battaglie per proteggere l’ambiente sono all’ordine del giorno e la SAT, nel suo piccolo (se il Trentino si può definire piccolo), fa del suo meglio per la salvaguardia delle montagne e della popolazione fauno-floristica. Ma l’ha sempre fatto?

Sin dal primo statuto sociale trapela il desiderio di conoscenza completa delle montagne, dalla loro geologia e geografia, alla flora e alla fauna peculiari, fino ai caratteri folkloristici ed economici che caratterizzano i rilievi trentini.

Questa fame di sapere si realizza a partire dal 1878 con la pubblicazione di una serie di monografie tematiche che hanno l’intento di fungere da guide del Trentino: La Valle di Tesino e Contribuzione ad una guida del Trentino: La Valsugana descritta al viaggiatore di F. Ambrosi, Le Valli di Fassa e di Fiemme e Il Gruppo delle Pale di San Martino di V. Riccabona ed altri ancora nel corso degli anni, tra cui la Guida del Trentino di O. Brentani, suddivisa in quattro volumi (pubblicati dal 1890 al 1902) e ancora oggi molto apprezzata.

L’amore e la conoscenza della montagna non si fermano alle sole monografie documentaristico-descrittive, ma si spinge anche alla presa di coscienza di ciò che si può e quello che non si dovrebbe fare per la protezione dell’ambiente alpino e di tutto ciò che vive in esso.

Già nel 1874 i soci satini nominano una commissione per studiare le correlazioni tra i disboscamenti in Val del Sarca e di Ledro e le oscillazioni del livello dell’acqua del lago di Garda. E così, per puro caso, ma soprattutto per dedizione, in seguito alla grande alluvione del 1882, che colpì gravemente buona parte del Trentino, la SAT non si limita alla raccolta di fondi per aiutare i danneggiati, ma indaga le cause dell’incidente e propone una legge per normare i rimboschimenti obbligatori con Riflessioni e proposte della Società degli Alpinisti Tridentini sulla questione degli imboschimenti. Questo spirito propositivo della SAT influenzerà positivamente più volte la Regione e la Provincia, che andranno ad emanare diverse leggi per la tutela e la protezione del paesaggio.

Sebbene già nel 1872 il territorio è già stato ampiamente alterato con disboscamenti in fondovalle e realizzazione di prati e pascoli su vaste aree per esigenze di sostentamento, non mancano, come abbiamo detto, satini dediti allo studio del territorio e di ciò che abita le montagne.

Nel 1875 Nepomuceno Bolognini, uno dei fondatori del Sodalizio, pubblica Protezione degli uccelli all’interno del II Annuario, denunciando una caccia esagerata ed estesa a scapito di una sempre più ridotta avifauna, anche in periodo di “caccia chiusa”.

Nel 1886, sempre nell’Annuario SAT, F. Ambrosi scrive L’orso nel Trentino descrivendo abitudini, costumi e luoghi in cui ancora sopravvive l’animale e denunciando anch’egli la caccia, quasi il bracconaggio, dell’orso e di altri animali e lo sconvolgimento a danno di essi provocato dall’avanzamento antropico.

Al termine della Prima Guerra Mondiale, G. Pedrotti, presidente SAT dal 1925 al 1928, propone al Touring Club Italiano l’istituzione di due parchi naturali nel Trentino per la protezione della flora e della fauna locali, seguendo gli esempi dei parchi del Gran Paradiso e d’Abruzzo, fondati da poco. Il Pedrotti studia i luoghi in cui stabilire i due parchi, posti uno a occidente della regione e l’altro più a oriente, e considera ogni tipo di impegno gestionale, dagli enti preposti al mantenimento dei parchi all’impronta economica che essi darebbero. La realizzazione dei parchi però deve aspettare circa 50 anni prima di vedere la luce.

Sulla problematica dell’orso bruno e della realizzazione di parchi, in particolare quello Brenta-Adamello, scrivono anche F. Stefenelli, presidente delle guide alpine dell’Alto Adige, Renzo Videsott, presidente della SUSAT negli anni ‘20 che nel 1948 ha sottoscritto per l’Italia l’atto costitutivo dell’Union internationale pour la conservation de la nature a Fontainebleau, e suo fratello Paolo, che realizza dal punto di vista tecnico, legislativo e finanziario il progetto dell’Ente Parco Nazionale Brenta-Adamello-Stelvio.

Nel 1956 V. Marchesoni, botanico e idrobiologo, direttore dell’Orto Botanico delle Viote (dovuto alla collaborazione tra SAT e Museo delle scienze naturali di Trento nel 1939), pubblica sul Bollettino sociale una prima previsione, in seguito avveratasi, sulla scomparsa delle celebri alghe rosse caratteristiche del lago di Tovel, dimostrando così non solamente l’ampio interesse e la grande conoscenza scientifica specialistica, ma anche quanto fosse urgente prendere tempestive contromisure. In quello stesso anno, di fatto, la Regione firma una nuova legge per la protezione della flora alpina.

La coscienza collettiva satina verso la salvaguardia del territorio è maturata così nella lotta alla protezione della Val Genova per evitare la captazione delle acque a scopo idroelettrico e in quella per limitare l’installazione di impianti di risalita, ed in particolare fermare i lavori nel gruppo di Brenta, tutte battaglie che avevano come scopo il proteggere il valore spirituale della montagna, la sua bellezza e la sua integrità, per quanto possibile.

Nel gennaio 1969 la SAT istituisce la “Commissione per lo studio e la protezione della natura”, che l’anno successivo, collaborando insieme al CAI-Alto Adige e all’Alpenverein Südtirol (AVS)  e di comune accordo, diviene Commissione regionale per la protezione della natura. Dagli anni ‘70 non vi è Bollettino che non tratti di una proposta o di un resoconto circa la protezione dell’ambiente, la tutela della natura e la difesa del territorio.

Non mancano nemmeno le numerose attività organizzate o patrocinate dall’associazione per la tutela del Trentino, come il Convegno internazionale sul Disinquinamento negli ambienti di alta montagna (3-4 giugno 1983 – Riva del Garda), il dibattito contro l’uso di elicotteri e aeromobili per il turismo di montagna (1984), l’operazione Montagna da rispettare (1989) che sfocia poi l’anno successivo in un documento programmatico in 16 punti sulla politica protezionistica della SAT verso la montagna, l’organizzazione di un corso di aggiornamento per insegnanti intitolato L’osservazione naturalistica in montagna (1998) e molto altro ancora fino ad arrivare ai giorni nostri, dove una delle attività più impegnative e di grande portata vede la collaborazione della SAT con la Provincia per il ripristino e il rinnovo del vasto territorio colpito dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018, opera questa che non ha il solo scopo di riqualificazione ambientale, ma anche di tutela per quel che era e per quello che andrà ad essere.

FOTO © Rifugio del Mandrone e la Vedretta della Presanella – Archivio Storico SAT