È partita la corsa contro il tempo, a 2873 metri, per la terza e ultima estate di lavori al Rifugio Boè Cai-Sat. Uno dei rifugi più antichi del Trentino, dal primo dopoguerra di proprietà della SAT, che sta gestendo un cantiere complesso ad alta quota, per consegnare ad alpinisti ed escursionisti una “casa alta” sostenibile e tecnologica, che aprirà anche d’inverno.
 
Nel video Il cantiere estremo promosso da Val di Fassa e realizzato da Andrea Selva e Elisa Salvi con la collaborazione della SAT e della famiglia Vaia, il cantiere è raccontato da: Sandro Magnoni, presidente della Commissione Rifugi della SAT, Livio Noldin, Direttore dei lavori – Ufficio rifugi SAT, Lodovico Vaia, guida alpina e gestore del rifugio Boè.
 

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Sandro Magnoni, presidente della Commissione Rifugi della SAT

“Il Rifugio Boè è uno dei più antichi dei trentino, costruito dal Club Alpino Tedesco nel 1898 e preso in consegna dalla SAT subito dopo la Prima Guerra Mondiale. Dopo 120 anni è partito il cantiere di ristrutturazione che prosegue anche quest’anno per la terza stagione consecutiva. Si tratta di un cantiere difficile: la parte nuova è già terminata e si conta di chiudere entro quest’anno la parte storica.”

Livio Noldin, Direttore dei lavori – Ufficio Rifugi della SAT

“A quota 2873 m, si tratta del secondo rifugio più alto della SAT. A quasi 3000 metri la difficoltà del cantiere è molto sentita per via dell’alta quota e delle stagioni corte, siamo infatti a metà giugno e c’è ancora molta neve. Il progetto ha voluto dare risalto alla parte storica del rifugio. È stato fatto uno studio dell’isolamento e della struttura affinché il rifugio possa restare aperto anche d’inverno.”
 

Lodovico Vaia, guida aplina e gestore rifugio Boè

“Il rifugio mi è sempre piaciuto perché si trova in una bella zona. È però difficile da gestire per l’alta quota, le condizioni meteo, le difficili e onerose operazioni di rifornimento che devono avvenire tutte tramite elicottero.”