I Rifugi sono dei veri e propri paesi, delle realtà a sé stanti che ci invitano a scoprire mondi nuovi fatti di vita lenta, amicizie nuove ed esperienze che richiedono di sapersi adattare. 

I Rifugi sono posti speciali ma, nella loro unicità, uniche sono anche le problematiche che si devono affrontare ogni giorno.

Tutto ciò che a valle risulta semplice, va organizzato alla perfezione in quota per garantire l’apertura e l’ospitalità. Parliamo dell’approvvigionamento delle derrate alimentari, dei materiali, spesso consegnati solo tramite l’utilizzo dell’elicottero. Una delle problematiche più importanti, e sempre più incalzanti, è il reperimento e la gestione dell’acqua e l’approvvigionamento energetico. I campi di intervento sono diversi e specifici in base ai bisogno di ogni rifugio. 

L’obiettivo di questa rubrica vuole essere proprio questo.

Raccontare la vita in rifugio nell’intreccio che la compone: storia, lavori e relazioni umane. 

Rifugio Val D’Amola – “Giovanni Segantini”

Inaugurato dalla SAT nel 1901 come terzo rifugio satino, celebre e ricorda nel nome il grande pittore arcense Giovanni Segantini. L’edificio con il passare degli anni subì un graduale deterioramento: nei suoi primi anni di esercizio fu svuotato dai tedeschi durante la guerra e poi dai montanari. La SAT lo sistemò mantenendolo sempre in buona efficienza. Nel 1977 venne inaugurato il nuovo rifugio che sorge a fianco del precedente. La vecchia struttura testimonia tuttora come erano i primi rifugi della SAT.

Situato a 2373 metri, nonostante sia raggiungibile in poco più di 1 ora, mantiene caratteristiche prettamente alpinistiche essendo uno dei due punti di partenza ideali per la salita alla cima della Presanella e la vista che si può godere sulle Dolomiti di Brenta è davvero incantevole.


I LAVORI 

Il trasporto da valle dei materiali è effettuato mediante una teleferica azionata dal gruppo elettrogeno. Dal punto di vista energetico il rifugio è fornito da un piccolo gruppo idroelettrico (7-8 kW) e da un gruppo elettrogeno a gasolio, per quanto riguarda il fabbisogno elettrico e in parte anche termico. I diversi sopralluoghi hanno evidenziato una serie di problematiche legate alla gestione dell’impianto elettrico (negli anni diventa sempre più difficile rispondere alla richiesta crescente di energia) e di sicurezza visti i diversi combustibili utilizzati quotidianamente.

L’obiettivo dei lavori è quindi sostituire gran parte del combustibile fossile sfruttando al meglio delle possibilità la risorsa idrica, presente in abbondanza in zona almeno per 6 mesi su 12. La sostituzione di gasolio e gpl, aumentando di conseguenza l’utilizzo di strumentazione elettrica, permetterà notevoli miglioramenti e comodità al rifugio come avere a disposizione una fonte elettrico-termica per poter mantenere “tiepida” la struttura ricettiva anche nel periodo fuori stagione, oltre che poter ragionare sulla possibilità di prolungare il periodo di apertura della struttura nei fine settimana fuori del periodo estivo. Inoltre si potrà diminuire l’impatto ambientale dei trasporti di approvvigionamento da valle. 

In conclusione, oltre al potenziamento dell’impianto idroelettrico con installazione della nuova turbina, si procederà con l’adeguamento dell’impianto elettrico e alla norma antincendio. 


LA PAROLA AI RIFUGISTI

Essere consapevoli è sicuramente il primo passo da fare quando ci incamminiamo verso un rifugio. Ma una volta giunti a destinazione, cosa possiamo fare per vivere al meglio la nostra esperienza in questo mondo a sé stante? Lasciamo che siano i rifugisti a raccontarlo! 

Dal 2022 assieme a mio fratello Giovanni gestiamo il Rifugio Segantini e siamo felicissimi di aver intrapreso questo tipo di vita.

Ad aiutarci in questa avventura ci sono i nostri familiari, mamma papà e nostra sorella, ed è molto gratificante oltre che bellissimo. La montagna è sempre stata la passione di tutta la famiglia: abitiamo a Mavignola e quindi queste montagne per noi sono il giardino di casa. Io e Giovanni abbiamo frequentato il Liceo della Montagna e siamo Accompagnatori di Media Montagna. Fin da piccoli siamo stati abituati a vivere la montagna con uno sguardo diverso, meno per così dire “turistico”.

Abbiamo frequentato il rifugio fin da piccolissimi, ricordiamo bene i gestori precedenti, e per questo è un posto che ci sta molto a cuore. Quando ho saputo che Egidio Bonapace lasciava la gestione, abbiamo provato a realizzare. Nonostante ciò non è tutto rose e fiori perché lavorare e gestire un rifugio non è facile. I lavori da fare sono duri e talvolta complessi e fondamentale è non dare niente per scontato. Scontati non sono gli approvvigionamenti, le riserve d’acqua ed energia.Tutto va calcolato nei minimi dettagli e bisogna essere in grado di fare un pò di tutto.

Lavorare in un rifugio è sempre stato il mio sogno, ma in particolare in questo, non in uno qualsiasi. Ho sempre fatto stagioni nel settore alberghiero in paese ma mai in quota. Ovviamente non è semplice ma siamo una squadra affiatata, giovane, amante della montagna, volenterosa e fatta per lavorare qui. Li ringrazio molto perchè questo ci da la forza per andare avanti a lavorare nei momenti più duri. Senza dubbio avere la famiglia che ti supporta è fondamentale: da soli qui non puoi andare da nessuna parte, soprattutto per l’organizzazione e l’aiuto da valle, per ordini e rifornimenti oltre che la parte burocratica.

Dal punto di vista energetico nulla va dato per scontato: non siamo in un centro abitato e tutto risulta più difficile del previsto nella reperibilità. L’acqua è un bene essenziale, per questo motivo un appello che voglio fare a tutti i frequentatori della montagna è: per una notte in rifugio chiediamo comprensione ad esempio, nel non utilizzare la doccia. Lo stesso vale per la corrente di cui cerchiamo sempre di ottimizzare i consumi, calcolando cosa si può usare e in che momento. Per quanto la nostra posizione sia abbastanza comoda e facilmente accessibile anche a bambini e famiglie, non vuol dire che non sia complicato garantire l’ospitalità.

Sebbene le richieste assurde ci siano sempre, negli ultimi anni la gente che frequenta il rifugio e le zone circostanti è diventata più consapevole di dove si trova e cosa può chiedere. Qui, come in tutti i rifugi – che è anche l’essenza stessa del rifugio – si punta alla semplicità. Le cose semplici ed essenziali… non c’è niente di più di quello che serve. 

Carmela Caola, rifugista del Segantini