I Rifugi sono dei veri e propri paesi, delle realtà a sé stanti che ci invitano a scoprire mondi nuovi fatti di vita lenta, amicizie nuove ed esperienze che richiedono di sapersi adattare. 

I Rifugi sono posti speciali ma, nella loro unicità, uniche sono anche le problematiche che si devono affrontare ogni giorno.

Tutto ciò che a valle risulta semplice, va organizzato alla perfezione in quota per garantire l’apertura e l’ospitalità. Parliamo dell’approvvigionamento delle derrate alimentari, dei materiali, spesso consegnati solo tramite l’utilizzo dell’elicottero. Una delle problematiche più importanti, e sempre più incalzanti, è il reperimento e la gestione dell’acqua e l’approvvigionamento energetico. I campi di intervento sono diversi e specifici in base ai bisogno di ogni rifugio. 

L’obiettivo di questa rubrica vuole essere proprio questo.

Raccontare la vita in rifugio nell’intreccio che la compone: storia, lavori e relazioni umane. 

Rifugio Saènt “Silvio Dorigoni”

Il rifugio Dorigoni, venne inaugurato nel 1903 e dedicato al volontario garibaldino Silvio Dorigoni, presidente della SAT dal 1897 al 1898. La prima costruzione, a cubo, sorse nel luogo dove esiste l’attuale rifugio a 2436 m. Oggi il rifugio si presenta come una bella costruzione realizzata con moderne soluzioni tecnologiche nel rispetto dell’ambiente. L’ultima ristrutturazione risale al 1987 (l’inaugurazione avvenne in occasione del 93° Congresso SAT a Rabbi).

Il rifugio Dorigoni si trova nella conca di Saènt, a fianco del torrente Rabbies, famoso per le sue acque che anche più a valle sgorgano dal terreno ricche di sostanze, che le fanno essere note per le loro proprietà terapeutiche. L’acqua è senza dubbio l’elemento che contraddistingue questa valle, e che  accompagna con il suo scrosciare il cammino lungo tutta la salita. Non è raro fare, nelle zone limitrofe al rifugio, piacevoli incontri con la ricca fauna che popola il Parco come marmotte e camosci. Anche la flora è particolarmente rigogliosa, specie sul versante sinistro della valle; si possono trovare fiori di tutti i tipi in un festival di colori che varia da stagione a stagione.


I LAVORI: il racconto di Sandro Magnoni, Presidente Commissione rifugi SAT

Vista la collocazione e la ricchezza d’acqua, l’utilizzo di quest’ultima per il rifornimento energetico del rifugio risulta essere la soluzione più immediata ed efficace. 

Oltre vent’anni fa era stata costruita una piccola turbina che però, ormai, sopperiva a fatica il fabbisogno energetico della struttura. Nel tempo i rifugi si sono evoluti, crescendo e adeguandosi al cambiamento della società e delle sue richieste. Sono divenute realtà sempre più energivore, anche per le normative che impongono l’utilizzo di congelatori e abbattitori per ragioni di sicurezza e igiene alimentare. L’energia richiesta è sempre maggiore e quindi la SAT nei suoi programmi di efficientamento energetico dei rifugi ha inserito anche il Rifugio Dorigoni progettando di utilizzare al meglio l’importante risorsa Idrica presente in Val Saent.

Come? Costruendo una nuova micro centrale idroelettrica, in sostituzione della precedente, che ha richiesto tutt’altro tipo di impianto, una diversa tipologia di condotta forzata e opere di presa. 

Ottenute le varie concessioni, nel 2021 sono iniziati i lavori partendo dalla costruzione dell’opera di presa che convoglia l’acqua in una vasca di carico, dotata di sistema di filtrazione e decantazione, in modo che alla turbina non arrivino sabbia e limo. 

A questo punto l’acqua entra in una condotta forzata di 250mm di diametro, per un salto di circa 95 metri scorrendo per quasi 600 metri di lunghezza fino ad azionare la turbina; una Pelton verticale con resa massima 50 kW e regolazione semiautomatica, dove le valvole possono essere aperte e chiuse in base alla richiesta energetica del rifugio. 

Tale potenziamento ha reso possibile la sostituzione delle apparecchiature della cucina, ora interamente elettriche, e la complessiva eliminazione dell’utilizzo del gas per rendere il rifugio fossil free. Non è più in uso alcun tipo di combustibile fossile (portato in quota solamente grazie all’elicottero) se non per il gruppo elettrogeno con solo funzione d’emergenza, che nella scorsa stagione non è mai stato usato. 

Il 2022 è stato il primo anno di effettivo funzionamento a regime sia della turbina che della cucina. Un altro importante vantaggio dell’avere a disposizione molta energia è poterla utilizzare per varie necessità, secondo una scala di priorità decise sia in maniera semiautomatica oppure secondo le esigenze del gestore.

In primis necessità della cucina, poi gli esuberi di energia vengono convogliati in un boiler da mille litri che rende sempre disponibile per le varie esigenze una buona quantità di acqua calda sanitaria. Viene poi utilizzata per le esigenze della lavanderia e ancora – se ancora avanza energia – a “cascata” può essere utilizzata per il riscaldamento a soffitto dei vari locali del rifugio e per le prese di corrente presenti in ogni camera. 

Tutto ciò è incredibile e assume un significato senza pari per la quota a cui è reso possibile. E proprio per questo motivo è fondamentale ricordare che, nonostante la fortuna di avere a disposizione una tale ricchezza d’acqua, nulla è eterno, nulla è scontato. Le docce, il riscaldamento, il caricamento dei nostri dispositivi rimangono sempre e comunque elementi extra-ordinari da non ritenere come dovuti. 

Tutto ciò viene fornito con un impatto ambientale bassissimo, se non pari a zero. 

La sostenibilità al rifugio Dorigoni passa soprattutto dalle azioni giornaliere, come la scelta di ridurre l’impatto delle plastiche, grazie all’installazione – caldeggiata dal gestore Lorenzo Iachelini e di buon grado accolta da SAT – di un potabilizzatore per rifornire di acqua potabile le esigenze alimentari del rifugio ma anche per poter riempire direttamente la borraccia degli ospiti. Passa anche dal curato e bellissimo orto in quota voluto e creato dai gestori appena fuori l’ingresso, ma prima di tutto passa dall’impegno e la volontà di molti (così come negli altri rifugi) di voler intrecciare la vita di un rifugio all’ambiente, senza stravolgerlo.


LA PAROLA AI RIFUGISTI

Essere consapevoli è sicuramente il primo passo da fare quando ci incamminiamo verso un rifugio. Ma una volta giunti a destinazione, cosa possiamo fare per vivere al meglio la nostra esperienza in questo mondo a sé stante? Lasciamo che siano i rifugisti a raccontarlo! 

Il rifugio Dorigoni è da più di quarant’anni la nostra casa estiva e, come per i nostri ospiti, è un’esperienza lunga una vita. 

Essere rifugisti per noi significa fare un’accoglienza che sia al momento stesso sobria e di qualità. Desideriamo che i nostri ospiti possano vivere assieme a noi un’esperienza totale: dalla cucina curata fatta di prodotti locali alla consapevolezza di una sostenibilità ambientale che comporta valutazioni. Un impegno che significa preservare l’ambiente, ritracciare sentieri e lavorare in termini concreti perché questo avvenga. Assieme ai nostri ospiti cerchiamo di fare proprio questo cercando di limitare le quantità di plastica e il risparmio dell’acqua. L’ambiente è il valore più grosso che abbiamo e va tutelato. 

L’accoglienza autentica contraddistingue la nostra famiglia, e i nostri ospiti spesso diventano amici con cui condividere obiettivi sostenibili a tutto tondo. 

Cecilia e Lorenzo Iachelini, rifugisti del Dorigoni