Gli studi scientifici nel Trentino
di Veronica Saggiorato (Biblioteca della Montagna-SAT – Servizio Civile)

Presupposto fondamentale per la conservazione della natura è la sua conoscenza e la SAT, fin dai primi anni della sua costituzione, è sempre stata impegnata nella raccolta di osservazioni e notizie sulle valli e montagne del Trentino (La SAT : Cento anni : 1872 – 1972 / a cura di Romano Cirolini ed Ezio Mosna. – Calliano (Trento) : Arti Grafiche R. Manfrini, 1973).

L’importanza che la SAT pone nella ricerca e nella divulgazione degli aspetti più vari della montagna si manifesta in primis nell’inserimento di queste all’interno dello statuto satino, sottolineandone così il grande valore che esse assumono accanto alla mai assente passione alpinistica che caratterizza ciascun socio.

I primi passi della SAT verso la costituzione di una commissione interamente dedicata allo studio e all’analisi degli aspetti scientifici presenti nel territorio trentino e l’impegno di scienziati e appassionati satini sull’argomento si vede già a partire dal 1874, a due anni dalla fondazione del sodalizio, quando, in occasione dell’annuale convegno dei soci svoltosi il 10 agosto a Cavalese, vengono nominate una commissione per lo studio delle correlazioni tra il taglio dei boschi in alcune valli limitrofe al Lago di Garda e le oscillazioni del livello dell’acqua del lago stesso e una rappresentanza del sodalizio per presenziare al Congresso dei Naturalisti Italiani del 20 settembre ad Arco.

Sette anni più tardi, dopo lo scioglimento forzato e la rinascita della Società, essa si rimette in gioco partecipando al Congresso internazionale di geografia di Venezia con l’invio di un album di oggetti preistorici rinvenuti nelle valli trentine, una copia dei sei Annuari fino a quel momento pubblicati e un manoscritto sulle oscillazione del livello dell’Adige. L’anno successivo, purtroppo in seguito alla devastante inondazione del 1882, la SAT si occupa di ricercare le cause che hanno portato a quella catastrofe al fine di migliorare le condizioni dei trentini e proporre all’autorità austriaca di normare il rimboschimento, identificato come responsabile della sciagura. Nello stesso anno si attuano altre iniziative di tipo scientifico-culturale, quali lo stabilire la toponomastica delle Dolomiti del Brenta e di Fassa e la realizzazione di una carta topografica di gruppi di Brenta e dell’Adamello; tutte attività, queste, che porteranno nel 1910 alla costituzione di una Commissione per la toponomastica, che collaborerà anche nella realizzazione della Grande Carta d’Italia del T.C.I. del 1913.

Negli anni Ottanta del XIX secolo acquisisce notevole importanza l’iniziativa promossa da O. Baratieri e dal barone Malfatti di realizzare un impianto di osservatori e stazioni metereologiche. Già nel 1881 sono attivi gli osservatori di Malè e di Cavalese e le stazioni meteorologiche  di Coredo, Caldonazzo e Celledizzo, mentre quella di Rovereto è in costruzione. Già sul finire del secolo si contano ben 18 osservatori meteorologici e 54 stazioni pluviometriche. Negli stessi anni Cesare Battisti propone la costituzione di un circolo di speleologi, mentre gli ingg. Zucchelli e Gerosa vengono incaricati di svolgere osservazioni sui movimenti glaciali, anticipando il futuro del sodalizio. Proseguono inoltre diversi studi sui laghi trentini, sia dal punto di vista geografico-limnologico che da quello floro-faunistico, con ricerche specifiche su diatomee, plancton e pesci nostrani.

Finalmente nel 1928, sotto la spinta di G.B. Trener, Direttore del Museo di Storia Naturale di Trento, si è spettatori della realizzazione del Comitato Scientifico, dedicato alle discipline glaciologica, limnologica e speleologica, prefigurando così uno studio più specialistico, meno amatoriale ma sempre appassionato, dei temi che nei primi decenni del sodalizio hanno occupato i pensieri e il tempo di molti soci. Da questo momento l’attività di ricerca e di pubblicazione del Comitato Scientifico andranno ad affiancare, in qualche occasione anche a sostituire, gli studi e le pubblicazioni effettuati da soci volenterosi sia all’interno del periodico satino che in forma di monografie.

Nel 1931 la sezione limnologica procede con le ricerche scientifiche di alcuni laghi nei dintorni della Presanella, mentre la sezione speleologica segnala ben 90 nuove cavità e ne esplora altre 137. Gli studi sui tre temi principali della commissione scientifica vedono un grande impulso nel Secondo Dopoguerra, dopo il quale si ha una leggera battuta d’arresto.

Le ricerche riprendono fervore tra gli anni Sessanta e Settanta col lavoro del “gruppo grotte”, che intensificandosi porta all’esplorazione di numerose cavità più o meno conosciute della regione e alla pubblicazione di numerose ricerche scientifiche ad esse associate. Si è spettatori anche della realizzazione, nel 1970, di una rete di 18 stazioni di rilevamento nivometrico estese per tutto il Trentino e l’Alto Adige, raggiungendo Cortina d’Ampezzo in territorio veneto, da parte di E. Caola e P. Gregori, in seguito alla frequentazione di un corso per rilevatori ed esperti nivologi organizzato dal servizio neve e valanghe del CAI. La rete di stazioni di rilevamento inquadra un ampio areale che diverrà presto la VI zona del Servizio Valanghe del CAI, gestita dal Corpo Soccorso Alpino SAT e dedicata alla raccolta dati e alla pubblicazione settimanale dei medesimi.

Nei primi anni Ottanta del Novecento viene organizzato ad Arco il I Corso Nazionale CAI di Tecnica speleologica, al quale partecipano associati provenienti da tutta Italia.

Nel decennio successivo viene costituita la Commissione Glaciologica e gli studi e le osservazioni della SAT sui ghiacciai trentini vengono ripresi in collaborazione col Comitato Scientifico Centrale del CAI. Nell’estate del 1990 si svolge una prima campagna di rilevamento dei ghiacciai, dei quali 56 effettivamente controllati ed entro l’anno successivo già 83, mentre nel 1991 la Commissione Glaciologica viene affiancata dalla neonata Commissione Botanica per lo studio, la protezione e la tutela della flora autoctona. Qualche anno più tardi cominciano i lavori per la realizzazione del Centro Glaciologico “J. Payer” allo storico rifugio Mandron, mentre nel 2001 incomincia una collaborazione tra Comitato Glaciologico Trentino SAT e Museo Tridentino di Scienze Naturali per migliorare e rendere costanti l’elaborazione, l’archiviazione e l’informatizzazione dei dati rilevati.

Ad oggi l’interesse e la passione satina per le tematiche glaciologiche e speleologiche sono ancora ben incentrate sullo studio dei movimenti dei ghiacciai trentini e sul catasto delle grotte, mentre le ricerche in campo limnologico sono andate fermandosi, sebbene vengono proseguite da altre strutture, quali il Muse-Museo delle Scienze di Trento e il Servizio geologico della Provincia autonoma, quest’ultimo sin dal 1974.

FOTO © Lobbia Bassa e Ghiacciaio del Mandron – 1908. Foto: G. Garbari – Archivio fotografico SAT