Progetto Laboratorio Alpino: ” Le Dolomiti in Biblioteca”

Ormai da diversi anni la SAT ha stipulato una convenzione con la Provincia Autonoma di Trento il cui fine è promuovere e diffondere i valori intrinsechi al riconoscimento delle Dolomiti come Bene UNESCO.
Ecco quindi che vi presentiamo questa breve serie di episodi in cui abbiamo provato a raccontare in modo originale la bellezza delle Dolomiti.
Grazie ai libri e ai documenti conservati nel Fondo Dolomiti UNESCO della Biblioteca della Montagna SAT, abbiamo raccontato alcuni degli eventi che hanno segnato la storia dolomitica.

La montagna e le donne

Negli scorsi episodi abbiamo nominato molti importanti alpinisti ma, sebbene in maggioranza, a emergere lungo i secoli non sono solo gli uomini.
Bisogna ricordare infatti che la montagna è sempre stata la casa delle donne, molto prima di quanto crediamo.
Come disse un noto antropologo, le intere Alpi furono “terra di donne” dato che per lunghissimo tempo vigeva una società matriarcale in cui era sconosciuta la divisione sessista del lavoro.
Soprattutto quando gli uomini emigravano alla ricerca di lavori stagionali, alle donne veniva lasciata l’intera gestione dei lavori attorno alla casa, che potevano comprendere anche il trasporto di carichi pesanti lungo sentieri di montagna.
Per quanto riguarda l’alpinismo, le donne non arrivano poi così in ritardo rispetto agli uomini.

Marie Paradis

Henriette D’Angeville

La nascita dell’alpinismo femminile e la situazione in Dolomiti

Il Monte Bianco è teatro non solo della nascita dell’alpinismo ma anche delle prime imprese femminili con Marie Paradis nel 1808 ed Henriette d’Angeville, prima vera alpinista che lascia il resoconto della salita, effettuata nel settembre del 1838.
Negli stessi anni in Dolomiti, e più genericamente nelle Alpi orientali, abbiamo ben poche notizie di alpinismo femminile; questo perché, nell’Ottocento, la maggior parte delle donne che frequentavano le Dolomiti erano turiste al seguito dei loro mariti, come nel caso delle consorti di Gilbert e Churchill, citati nel primo episodio.
Questo dato però non vuole sminuire tali donne ma, anzi, sottolinearne l’importanza nella descrizione della montagna, che riportavano nei loro diari di viaggio.
Uno degli esempi più belli è sicuramente Elizabeth Tuckett, sorella del pioniere Francis Fox Tuckett, con il suo album “Zigzagging amongst Dolomites” dove sono raccolte più di 300 scenette che illustrano i suoi viaggi. 

Jeanne Immink

Le prime alpiniste dolomitiche 

Negli ultimi decenni dell’Ottocento sono davvero poche le alpiniste, soprattutto trentine, che si avventurano nelle Dolomiti.
Colei che si può effettivamente nominare come iniziatrice dell’alpinismo femminile dolomitico è Jeanne Immink. Alpinista olandese che nel 1889 compie la traversata dell’Ortles con la guida alpina Michele Bettega e in Dolomiti sale vie impegnative come Punta Cinque Dita e la Cima Piccola di Lavaredo.
Come testimoniano i libretti delle guide alpine, fin dai primi anni del Novecento le salite preferite dalle alpiniste erano La Rosetta, nelle Pale di San Martino, e la Marmolada.

Pale di San Martino

Beatrice Tomasson e la prima ascensione della Sud della Marmolada 

Per quanto riguarda la Marmolada, in uno dei libretti della guida alpina Michele Bettega, conservati nell’archivio storico della SAT, si trova la relazione di una delle più eclatanti salite femminili, se non la più importante per le Dolomiti.
Si tratta di un breve ma efficace resoconto della prima salita della parete sud, effettuata il 1° luglio 1901 dalla forte alpinista inglese Beatrice Tomasson assieme alle guide alpine Michele Bettega e Bortolo Zagonel.
È interessante vedere come, quasi a voler sottolineare la difficoltà e la novità dell’impresa, la donna scriva tra parentesi “rock” parlando della parete sud.
La Tomasson scrive: “Secondo me i primi due terzi della salita sono il tratto più difficile che io abbia mai trovato sulle Dolomiti. Il resto dell’ascensione sarebbe stato più facile se non fosse scoppiata una bufera con fulmini, grandini e neve, che la rese più difficile e pericolosa. Rimanemmo 12 ore sulla roccia, discendendo per il ghiacciaio sino alla Fedaja”. 

Marmolada

Scritto di Beatrice Tomasson

Le alpiniste trentine: Rita Graffer 

Con il susseguirsi degli anni, molte donne emergono per la loro bravura, e tra queste negli anni ‘30 si fa notare anche Rita Graffer, sorella del più noto Giorgio Graffer. Le scalate che compie sul Campanile Basso assieme al fratello, come la progressione da prima di cordata sulla Preuss, e lo spigolo nord, la elevano senza dubbio al pari dei colleghi maschi.
Quanto fosse eccezionale la bravura della Graffer lo testimonia il libro “A tu per tu con le crode” della forte guida fassana Tita Piaz.
Nel capitolo intitolato “I tre rocciatori che più mi impongono”, Piaz elogia la donna affiancandola a due protagonisti dell’alpinismo: Georg Winkler e Paul Preuss.
Piaz afferma che: “La signorina Graffer ha fatto semplicemente quello che oggi ancora pochi fanno, che pochi hanno osato, e che finora nessuna altra donna ha fatto: capocordata sulla via Preuss del Campanil Basso, conducendovi Giorgio, un suo fratello sedicenne.
L’impresa della Graffer, come donna, è e rimarrà uno di quei capolavori che meritano l’incondizionato rispetto di tutti i corifei di roccia di sesto grado, fino a che l’uomo non avrà avuto dalla natura il dono di almeno un paio di ventose per arrampicare”.
Queste frasi ci fanno davvero capire quanto fosse audace e forte Rita Graffer: non era da tutti ricevere complimenti da colui che veniva soprannominato il Diavolo delle Dolomiti, per via del suo carattere particolare. 

Rita Graffer

Campanil Basso

Vittorina Frismon 

Progressivamente, dagli anni Cinquanta in poi, in Trentino le alpiniste aumentano di numero diventando protagoniste di importanti ripetizioni e, anche, dell’apertura di nuove vie.
Fino agli anni Sessanta inoltrati però, molte alpiniste vivono brevi ma intense stagioni di alpinismo, costrette poi a dover abbandonare per problemi legati al lavoro e alla famiglia.
Anche in questo caso però emergono delle eccezioni, tra cui forse la più significativa è Vittorina Frismon, meglio conosciuta come Vitty, scomparsa nel 2019.
Fu senza dubbio la più forte alpinista trentina degli anni Sessanta, vantando un curriculum alpinistico impressionante fatto di difficili ripetizioni e aperture di nuove vie, alcune in cordata con altre alpiniste.
Socia SAT, con il marito Heinz Steinkotter arrampicò su difficoltà di sesto grado e una delle prime ad arrampicare in invernale. 

Dagli anni Sessanta a oggi

Con l’avanzare degli anni l’alpinismo e l’arrampicata continuano a trasformarsi, ad evolvere: il grado di difficoltà si fa sempre più alto, sia in montagna che in falesia, un mondo a quei tempi nuovo dove nasce quella che chiamiamo arrampicata sportiva.
Soprattutto da questi anni in poi, le donne non si fanno di certo attendere. Le alpiniste sono moltissime e tutte dimostrano la loro notevole preparazione su vari tipi di terreno: l’arrampicata in montagna, in falesia, su ghiaccio, oltre che nello scialpinismo, e molte partono per spedizioni extraeuropee.
In questi decenni si assiste a una vera e propria rivoluzione portata avanti da fortissime alpiniste tra cui troviamo i nomi di Lynn Hill, Catherine Destivelle e Luisa Iovane, fino ad arrivare alle prime donne guide alpine, alle prime maestre di sci, alle accademiche che contribuiscono a ispirare le generazioni future.
La loro forza, ma allo stesso tempo eleganza, e il diverso approccio alla montagna, rende evidente come ormai già da tempo la donna non sia più una rarità o una stranezza nel mondo alpinistico, ma la protagonista, al pari dei colleghi maschi. 

Guarda il video sul canale YouTube della SAT

Le Dolomiti in Biblioteca

Il progetto è parte integrante della convenzione stipulata tra la Provincia Autonoma di Trento e la Società degli Alpinisti Tridentini (SAT). Quest’ultima, firmando la convenzione, già da diversi anni, si impegna in maniera continuativa nel promuovere e diffondere i valori intrinsechi al riconoscimento delle Dolomiti come Bene UNESCO.
Negli anni precedenti, presso la Biblioteca della Montagna – SAT, all’interno della “Casa della SAT”, era stato istituito il “Laboratorio Alpino e delle Dolomiti – Bene UNESCO”: un luogo liberamente e facilmente accessibile in cui si tenevano attività finalizzate a stimolare la partecipazione attiva e la presa di coscienza del valore delle Dolomiti – Bene UNESCO.
La finalità – nonché fondamenta della convenzione – è la diffusione e valorizzazione delle Dolomiti – Bene UNESCO.
Quest’anno però, a causa dell’emergenza sanitaria, essendo difficile, se non impossibile, realizzare eventi che coinvolgano direttamente il pubblico, si è optato per l’utilizzo dei canali social nella loro funzione di strumento divulgativo.
Il risultato sono una serie di brevi video che, attraverso il racconto di varie tematiche, prendendo spunto dai documenti conservati nel Fondo Dolomiti UNESCO della Biblioteca della Montagna-SAT, vogliono contribuire alla conoscenza e diffusione della valorizzazione, conservazione e promozione delle Dolomiti – Bene UNESCO.
Sono sei episodi a sé stanti, legati tra loro dallo stesso complesso Dolomitico, di cui si racconterà la storia attraverso vari punti di vista, partendo dalle origini, le prime ascensioni, passando per l’alpinismo femminile fino ad arrivare a oggi.
Delle Dolomiti, se ne è parlato tantissimo e se ne conosce ogni angolazione. Per questo motivo l’obiettivo, e desiderio, di questi episodi vuole essere quello di provare a raccontare questo stupendo complesso in un modo diverso, originale.
Non direttamente tra le montagne stesse, ma tra i libri e i documenti, beni inestimabili in quanto testimoni che conservano la storia dolomitica.

 


Le Dolomiti in Biblioteca

Testi e voce narrante: Silvia Miori
Fotografie e video: Riccardo Avola
Coordinamento: Riccardo Decarli, Biblioteca della Montagna 

Bibliografia

  • Libretto della guida alpina Michele Bettega 
  • A TU PER TU CON LE CRODE, Tita Piaz, 1949
  • PARETI ROSA. Le alpiniste trentine di ieri e di oggi, Riccardo Decarli
  • Fotografie Vitty Frismon: Archivio Storico SAT