Nella rubrica La biblioteca che non ti aspetti. Storia Alpinistica Trentina vi raccontiamo oggetti e pubblicazioni in rapporto ai personaggi che hanno fatto la storia dell’alpinismo trentino.

L’obiettivo è dare valore all’importanza storica della Biblioteca della Montagna – SAT.

L’evoluzione della corda

In questa prima puntata di vi parleremo delle corde. È anche grazie alla sua evoluzione tecnologica che l’arrampicata ha raggiunto alti livelli di difficoltà.

Le corde in canapa

Le prime corde erano realizzate in canapa, un materiale vegetale, ed erano pensate per essere usate sia in salita che in discesa senza l’utilizzo dell’imbrago. L’assicurazione era costituita dal semplice passaggio della corda attorno al corpo. Questa tecnica era molto fastidiosa perché la corda sfregava direttamente sul corpo, quindi gli alpinisti erano soliti indossare dei giubbotti per attutire il dolore ma anche per non sgualcire i vestiti. 

La corda di canapa, anche detta canapone, non era pensata per arrampicare. L’idea di utilizzarla per l’alpinismo è venuta da altre attività, in questo caso dai “vicini di montagna”, i pastori, che la utilizzavano per legare gli animali. Per questo motivo presentava alcuni difetti: è molto pesante, soprattutto quando si bagna e non possiede nessuna capacità dinamica, quindi quando si cadeva si prendevano dei forti strattoni. Soprattutto per questo ultimo aspetto è facilmente soggetta alla rottura. 

Tragedia sul Cervino

Durante la prima ascensione al Cervino nel luglio del 1865, condotta da Edward Whymper e da altri sei inglesi, la corda di canapa divenne protagonista di un evento drammatico e per certi versi ancora misterioso. Essendo legati tutti da un’unica corda, durante la discesa uno dei clienti scivolò e fece precipitare con sé altri quattro compagni. Gli altri riuscirono a sopravvivere solo perché la corda si spezzò. 

Fu la prima grande tragedia dell’alpinismo moderno.

Le corde moderne

Con il proseguire degli anni, le ricerche portarono alla realizzazione di corde lunghe quanto i  canaponi, ma molto più leggere. Le differenze sono moltissime: prima di tutto diminuisce notevolmente il diametro, ma soprattutto la diversità sta nel modo in cui è realizzata. L’anima interna è costituita da una serie di trefoli in nylon protetti da una calza esterna. Questo sistema rende la corda più dinamica e quindi riesce ad attutire le cadute in modo morbido senza strattoni, così da aumentare la durata e abbassare notevolmente la possibilità di rottura. Le prime corde realizzate con questa tecnologia erano ancora pesanti perché di grosso diametro, di solito non inferiore ai 10 mm. Dagli ultimi decenni se ne realizzano anche alcune molto sottili, in genere con diametri variabili tra 7.9 e 9.5 mm. Questa ampia gamma di diametri è possibile grazie all’evoluzione tecnologica che ha permesso di realizzare corde specifiche diversificate in base al tipo di attività che si vuole svolgere.

La dinamicità delle corde ha determinato, come le scarpette, una rivoluzione nel modo di concepire l’arrampicata. La possibilità di cadere sulla corda, senza l’elevato rischio che si spezzi, ha permesso di raggiungere livelli elevati di difficoltà. La dinamica viene spesso sfruttata anche per le ascensioni rapide, come spesso avviene su El Capitan, perché si possono fare grandi pendoli che permettono spostamenti veloci da un lato all’altro della parete. 

Le corde statiche

Oltre alle corde dinamiche ci sono anche le statiche. Sono corde rigide e dal grosso diametro che vengono utilizzate nei lavori in fune perché permettono una risalita più facile e veloce. Sono molto utilizzate anche in alpinismo, dove vengono attrezzate per le ascensioni in alta quota o su tratti esposti al posto del cordino di ferro, ma soprattutto sono utilizzate durante la pratica speleologica.

In modo molto sintetico abbiamo cercato di riassumere i quasi cent’anni di utilizzo della corda.

Nella prossima puntata vi racconteremo lo sviluppo di un altro materiale che ha scritto la storia dell’alpinismo.

Alla prossima!

La Biblioteca che non ti aspetti. Storia Alpinistica Trentina
Testi: Silvia Miori
Fotografie e video: Riccardo Avola
Coordinamento: Riccardo Decarli, Biblioteca della Montagna e Silvia Pezzetti, Ufficio Comunicazione SAT