Andare in montagna in inverno è una magnifica esperienza. Richiede però un maggior grado di attenzione per noi, per gli altri e per l’ambiente. Se sei nuovo a questa esperienza SAT ti propone alcuni video per stimolare la tua curiosità e darti alcuni consigli.
Muoviti sempre con persone esperte; approfondisci e frequenta corsi di avvicinamento.

Approfondiamo insieme l’argomento

Le racchette da neve (chiamate anche ciaspole, ciaspe o craspe) sono diventate un attrezzo per l’escursionismo invernale molto diffuso. L’ambiente invernale presenta però delle situazioni oggettive più complesse da valutare rispetto a quelle che si riscontrano lungo lo stesso percorso in estate. Percorsi estivi che si affrontano con estrema facilità e senza particolari attenzioni, in inverno, con la presenza della neve, possono risultare pericolosi.

Gli aspetti di seguito illustrati, sono solo alcuni spunti di riflessione che devono essere adeguatamente approfonditi o frequentando appositi corsi o avvalendosi del supporto e dell’insegnamento dei professionisti della montagna (guide alpine e accompagnatori) o dei titolati volontari (istruttori e accompagnatori): una pagina internet non si può sostituire ad un’attività formativa specifica!

L’escursionismo invernale con le ciaspole è un’attività che ha in comune vari elementi con lo scialpinismo (ambiente e stagione) ma che presenta anche molte differenze: innanzitutto la velocità (soprattutto in discesa), la tipologia di percorsi (non tutti i percorsi da scialpinismo sono adatti alle escursioni con ciaspole) e le interrelazioni con il manto nevoso (il carico di un escursionista è diverso da quello di uno sciatore).

Escursionista con ciaspole (Foto Gianmarco R.)

L’attrezzatura riveste un ruolo importante nell’escursionismo invernale: in base alle condizioni di innevamento e alla tipologia di percorso, è possibile che in alternativa alle ciaspole possano essere calzati i ramponcini da neve se non addirittura i ramponi da alpinismo. In ogni caso i bastoncini da escursionismo sono fondamentali per garantire l’equilibrio e facilitare il movimento.

L’equipaggiamento per un’escursione invernale prevede l’utilizzo di uno zaino di dimensioni adeguate, necessario per riporre i vari oggetti che dobbiamo avere al seguito, nonché l’abbigliamento di riserva. Inoltre lo zaino ci deve permettere di trasportare le ciaspole e i bastoncini da escursionismo, da fissare preferibilmente all’esterno mediante opportune cinghie, nel caso in cui tale attrezzatura non sia necessaria nel corso della nostra escursione.

All’interno dello zaino troverà posto anche il kit di pronto soccorso (preferibilmente integrato con una luce di emergenza, un fumogeno e un fischietto), una torcia elettrica con batterie di scorta, un coltello multiuso e un piccolo kit di riparazione per le ciaspole (filo di ferro, nastro adesivo e cordino da 3-4 mm), oltre ai viveri e alle bevande necessarie per l’escursione.

L’abbigliamento acquisisce un’importanza primaria: è necessario prevedere di vestirsi a strati (sistema “a cipolla”), dove ogni strato assume funzioni diverse. Lo strato di base ha la funzione di allontanare il sudore dalla pelle, ed è costituito normalmente da capi in tessuto sintetico o in lana. Lo strato successivo ha funzione isolante, volto a impedire la dispersione del calore, e può essere costituito anche da più capi sovrapposti. Infine lo strato esterno ha funzione protettiva (antivento, antipioggia). Non si devono dimenticare poi quegli accessori che integrano l’abbigliamento: ghette, guanti, berretto, occhiali e maschera da neve, sciarpa, ecc.

Infine, ultime ma non per importanza, le calzature. La scarpa per escursionismo invernale deve essere una calzatura che coniuga più elementi: impermeabilità, tenuta termica, resistenza, adattabilità a più attrezzature (ciaspole, ramponcini, ramponi).

Le ciaspole non sono difficili da utilizzare, ma è necessario come sempre un po’ di pratica per impiegarle al meglio. La racchetta da neve è costituita da una base di forma e dimensioni diverse, che garantisce la galleggiabilità dell’utilizzatore e da un attacco per gli scarponi snodato. Normalmente l’attacco snodato presenta in punta un rampone mentre sul fondo della base sono presenti dei chiodi o dei ramponi per migliorare l’aderenza nei tratti ghiacciati. Infine sul retro della base è presente un sistema alzatacco per facilitare il movimento in salita. Numerosi modelli hanno anche un sistema di blocco dell’attacco snodato che lo rende solidale con la base: tale sistema è impiegato solo durante il trasporto o nel caso di ripide discese per evitare il ribaltamento dell’utilizzatore, effettuando traversi su neve dura o nel caso in cui si debba correre con le ciaspole.

Progressione con ciaspole con passo alternato (Foto Gianmarco R.)

Nell’uso delle ciaspole è previsto sempre l’impiego dei bastoncini, per cui il passo fondamentale è il passo alternato: al piede che avanza corrisponde l’avanzamento del braccio opposto e così via. Le gambe si tengono leggermente più larghe del normale e i bastoncini non sono tenuti aderenti al corpo ma leggermente distanti, in modo da aumentare l’equilibrio.

Non è detto che le ciaspole vadano impiegate lungo qualsiasi percorso. Se la nostra escursione ci porta a percorrere una strada forestale o un sentiero con poca pendenza, anche laterale, con neve compatta e battuta o presenza di ghiaccio, è più opportuno indossare i ramponcini da neve. Si guadagna in scioltezza del movimento e velocità. Attenzione però ai percorsi ripidi e ai tratti ghiacciati con pendenza laterale: il sistema di fissaggio del ramponcino da neve non garantisce una perfetta tenuta in queste condizioni, consigliando l’uso del tradizionale rampone da alpinismo.

Ramponcini da escursionismo (Foto Gianmarco R.)

Per concludere sui materiali da impiegare facciamo un breve cenno sull’ARTVA, acronimo di Apparecchio Ricerca Travolti da Valanga (una volta era chiamato ARVA, poi è stato aggiunto la T di Travolti).
L’Artva è uno strumento che serve in caso di travolgimento da valanga: funziona sia in modalità trasmittente che ricevente. Il suo utilizzo ci permette di identificare una persona sepolta sotto la neve. Nel corso di un escursione sulla neve il nostro ARTVA trasmette un segnale e quindi una posizione tramite delle onde magnetiche, che vengono captate da tutti gli strumenti (ARTVA) che sono in modalità ricerca.
Questo strumento deve essere integrato dalla sonda (tubi in lega telescopici per creare un palo di circa 3 m, utilizzato per il sondaggio della neve) e pala (si sconsigliano quelle in plastica, poco adatte per nevi ghiacciate) utile per scavare nella neve.

ARTVA in ricezione (Foto Paolo Pezzedi)

Si consigliano alcuni semplici accorgimenti:

  • definire a tavolino (a casa prima della partenza) il percorso da seguire verificando gli aspetti di sicurezza (prevenzione), creando una traccia da seguire (percorso indicativo definito sulla carta)
  • durante l’escursione (protezione) seguire microtraccia cioè la materializzazione della traccia sul terreno, in funzione delle reali caratteristiche ambientali e nivologiche
  • scelta del percorso durante l’escursione, cercando la pendenza più uniforme possibile, evitando strappi e punti di svolta agevoli.

Consigli ed indicazioni per la tracciatura del percorso

  • il percorso del sentiero estivo non è sempre sicuro d’inverno
  • seguire le tracce esistenti solo quando collimano perfettamente con le nostre scelte: una traccia sicura 2 giorni fa non è detto che lo sia ancora
  • non temere le deviazioni, preferire scendere su un ripiano e risalire piuttosto che tagliare un pendio all’ombra senza che sia necessario
  • i costoni e i dossi in linea di principio (in base al tipo di neve presente), sono più sicuri delle depressioni e delle valli
  • i presenza di un manto nevoso di ridotto spessore e di neve sventata bisogna evitare le valli e le depressioni cariche di neve
  • i boschi radi e di larici, i massi non proteggono dalle valanghe
  • aggirare le radure di neve soffice sui pendii ripidi dei boschi, invece di attraversarle interamente
  • evitare i pendii di cespugli e alberi piccoli (ontani, betulle, pini nani, rododendri, ecc)
  • stare lontani da massi e piante sporgenti dalla neve
  • pendii con potenziale pericolo di caduta di valanghe sono quelli con inclinazione da 28° a 45° (60-100%)

False credenze 

  • fa freddo la neve è consolidata, non si rischia:
  1. a) se successivamente a un periodo relativamente caldo segue una diminuzione delle temperature, anche dovuta al raffreddamento notturno, il manto si consolida, per il rigelo dell’acqua tra i cristalli
  2. b) quando invece, dopo una copiosa nevicata, il freddo persiste e le temperature rimangono rigide, permangono condizioni d’instabilità e di scarso assestamento del manto nevoso
  3. c) un manto nevoso di spessore ridotto, associato a temperature fortemente negative, favorisce la formazione della brina di profondità che connota instabilità
  • il terreno è poco ripido:

la valanga può cadere da molto più in alto. La massa nevosa staccatasi dai pendii superiori, con inclinazioni oltre i 30°, nel suo movimento può continuare a scivolare fino anche a 10/15° gradi d’inclinazione

  • da tempo non nevica, la neve si è stabilizzata:

in particolare con temperature fredde, sui pendii rivolti a nord e ad est il manto nevoso si stabilizza solo lentamente per un metamorfismo troppo lento, il pericolo può perdurare per parecchi giorni, e in particolare eventuali lastroni da vento possono mantenersi inalterati per molto tempo

  • ha tenuto per il passaggio del primo, terrà anche per gli altri:

un pendio instabile non si rompe necessariamente al passaggio del primo ciaspolatore/escursionista, ogni successivo passaggio col suo movimento può rompere il manto nevoso, sopratutto se ci si trova sopra ad un lastrone e se i ciaspolatori/escursionisti non mantengono una adeguata distanza di sicurezza tra loro

  • il bosco ci protegge dalle valanghe, il pericolo esiste solo oltre il suo limite superiore:

solo in un bosco fitto non è possibile la formazione della valanga, un bosco rado non è mai sicuro, cespugli e boscaglia possono favorire la formazione di valanghe, alla base di arbusti normalmente è presente brina di fondo, inoltre valanghe che si staccano oltre il limite del bosco non vengono da questo fermate, ma nel loro movimento lo possono distruggere

  • al mattino presto non si rischia:
  1. a) se la notte è stata fredda, se ci sono delle croste da fusione e rigelo portanti come spesso accade dopo le notti serene di primavera, allora può essere vero, falso se la notte è stata tiepida, la superficie del manto nevoso non è rigelata, l’interno manto nevoso è in isotermia
  2. b) bisogna considerare che il distacco di lastroni non segue orari specifici
  • è già passato qualche giorno e la neve fresca si è assestata:

il nuovo strato di neve caduta si consolida generalmente entro qualche giorno poiché la coesione tra i cristalli aumenta, bisogna però tener presente che il nuovo strato non sempre, e non necessariamente si lega bene con quello sottostante, sopratutto se è andato a depositarsi su una superficie formata da crosta o peggio su della brina di superficie

  • un terreno accidentato e con asperità trattiene il manto nevoso:

è una affermazione valida solo per le valanghe di fondo mentre per la tipica valanga di superficie, le asperità del terreno ricoperte da più strati sono ininfluenti

  • le valanghe si staccano casualmente e spontaneamente
  1. a) le valanghe spontanee si staccano principalmente durante la nevicata, subito dopo questa e fintanto che persiste un a notevole instabilità del manto nevoso. In queste situazioni i bollettini indicano un pericolo forte e generalizzato e le escursioni sono fortemente sconsigliate
  2. b) la maggior parte degli incidenti è causato direttamente dagli sciatori che provocano essi stessi la valanga
  • c’è poca neve quindi, non c’è pericolo:

statisticamente gli inverni con poca neve, sono quelli col più alto numeri di incidenti da valanga tra gli sciatori.


Tutte le regole ed i consigli sopra riportati sono generici, da applicare caso per caso con dovuta attenzione e accortezza.


Progetto coordinato della Commissioni Scuola e Formazione della SAT.

Video maker: Riccardo Avola
Attori: Eleonora Orlandi e Martino Visconti