Da tempo ormai non  gli importava più delle diatribe sul Cerro Torre, degli attacchi di altri alpinisti, dei fiumi di inchiostro su questo, o quel tipo di alpinismo. Per lui dopo l’uscita dell’ultimo libro dal titolo “Dare un senso alla vita” (Mame ed.2014), la sfida più grande era affrontare una quotidianità feroce.
Lo sguardo umido e un po’ nostalgico, i pochi passi con il deambulatore da casa al suo negozio e l’eloquio che oscillava tra un ricordo che tornava alla mente  e la parola che fuggiva, avevano giorno dopo giorno adagiato la leggenda Cesare Maestri in una dimensione umana, quasi domestica.
E non gli piaceva… Dio solo sa quanto la detestava, ma resisteva, aggrappato alla vita più che mai, perché questa, secondo lui,  era la grande lezione della montagna!
Gran brutta storia la vecchiaia” amava ripetere, lui che del guizzo guascone e insolente delle sue mani sulla roccia aveva fatto una ragione di vita, proprio non si vedeva nella veste di un vecchio leone senza più ruggiti.
E in realtà osservare le sue mani era come fare un viaggio nei tempi eroici della montagna “scalata”, “conquistata” e “vinta” con la tenacia e l’enfasi di una perdurante sfida epocale. 

Cesare Maestri in giovane età (Archivio Storico SAT)

Cesare Maestri nella foto tessera di Guida Alpina (Archivio Storico SAT)

Cesare Maestri nasce a Trento nel 1929, all’età di 7 anni perde la mamma, mentre il padre Toni è attore “scavalca montagne” tanto che la sorellina Anna, attrice teatrale anch’essa, nascerà proprio nel bel mezzo di una rappresentazione teatrale.
Cesare è un ragazzino sveglio e vivacissimo e durante la seconda Guerra Mondiale in una Trento devastata dalle bombe non esista a scalare muri di cinta e ad infilarsi sotto i reticolati, aggirando i controlli per sfilare ai tedeschi ogni tipo di provvista da portare  ai partigiani italiani.
Appena riesce a mettere le mani sulla roccia è attrazione fatale che non lascia scampo, mentre Bruno Detassis  guardandolo dal Brentei non esita  a esclamare “Arrampica come un ragno!”.

Cesare Maestri (Archivio Storico SAT)

Le sue prime imprese di rilievo risalgono al 1951, quando salì in solitaria la via Detassis – Giordani al Croz dell’Alpissimo e per primo effettuò la discesa in solitaria dalla Paganella. Nel 1952 è Guida Alpina. Da allora la montagna e l’alpinismo diventano la sua unica ragione di vita e le imprese a dir poco straordinarie si susseguono a ritmo battente. La sua principale palestra sono le Dolomiti, ma la sua storia alpinistica parla di più di 3.500 salite in Italia e nel mondo.
Le salite più significative riguardano lo spigolo nord del Cimon della Pala in prima solitaria invernale (1956),  la traversata dalla Cima d’Ambièz alla Bocca del Tuckett concatenando in solitaria 16 cime della catena centrale in meno di 24 ore (1954). Ed ancora la via delle Guide al Crozzon di Brenta in discesa (1956),  a via Soldà al Pilastro sud della Marmolada di Penia (1953), la via Micheluzzi al Piz Ciavazes (1956),  le nuove vie aperte tra il 1964 ed il 1966 in Brenta su Cima Grostè, Cima Campiglio, Cima Massari. 

Cesare Maestri (Archivio Storico SAT)

Il suo nome nel bene dell’impresa e nel male di decenni di polemiche, resterà per sempre legato al Cerro Torre. Fu Cesarino Fava  emigrato in Patagonia a stuzzicare le velleità  alpinistiche di Cesare con la famosa lettera “Qui c’è pane per i tuoi denti”.
Nel 1957 partì la spedizione trentina guidata da Bruno Detassis che giunse ai piedi del Cerro ma non lo affrontò, il capo della spedizione era proprio Detassis che giudicò l’impresa troppo rischiosa, Maestri giurò a se stesso che avrebbe ripreso la via del Torre
E così fu, nel ’58 il ritorno in Patagonia e all’inizio dell’anno seguente la salita con lo specialista delle ascensioni su ghiaccio, l’altoatesino Toni Egger e lo stesso Fava. Arrivarono in vetta Maestri e Egger, ma durante la discesa Toni precipitò portando con sé la macchina fotografica che avrebbe potuto dimostrare la conquista della vetta.
Una scalata che dire controversa è riduttivo, da Gariboldi a Messner fu un imperversare di accuse senza fine, soprattutto da parte di Reinhold Messner, secondo il quale Maestri non superò il fungo di ghiaccio sommitale del Torre. Una versione che non ha mai convinto, sono sempre stati in molti infatti gli alpinisti a non avere dubbi sulla veridicità di quanto ha sempre sostenuto fino alla fine dei suoi giorni il Ragno felle Dolomiti.
Nel 1970 Maestri ed altri con la spedizione “Campiglio 70” ripartirono per il Torre, che Cesare conquistò usando un compressore Atlas Copco di 150 chili, con il quale attrezzò 350 metri di parete. 

Cesare Maestri, Piergiorgio Motter, Bruno Angelini, Congresso SAT 2009 (Foto Roberto Calliari)

Alpinista, Guida Alpina e autore di numerosi libri sulle sue imprese, Maestri ricevette moltissimi riconoscimenti accademici e letterari. Fu presidente delle Guide Alpine di Madonna di Campiglio e Accademico del CAI.

Commosso il ricordo della Presidente della SAT Anna Facchini:Il fascino di un uomo e della sua storia, questo è ciò che mi ha sempre colpito di Cesare Maestri. Oggi la SAT dunque partecipa al cordoglio di tutto il mondo alpinistico, con la propria vicinanza al figlio Gian, della moglie Paola, della nipote Carlotta e della sua famiglia”.

Elena Baiguera Beltrami, Ufficio Stampa SAT

Cesare Maestri con Riccardo Decarli, Madonna di Campiglio, 2012 (foto copertina)