Progetto Laboratorio Alpino: ” Le Dolomiti in Biblioteca”

Ormai da diversi anni la SAT ha stipulato una convenzione con la Provincia Autonoma di Trento il cui fine è promuovere e diffondere i valori intrinsechi al riconoscimento delle Dolomiti come Bene UNESCO.
Ecco quindi che vi presentiamo questa breve serie di episodi in cui abbiamo provato a raccontare in modo originale la bellezza delle Dolomiti.
Grazie ai libri e ai documenti conservati nel Fondo Dolomiti UNESCO della Biblioteca della Montagna SAT, abbiamo raccontato alcuni degli eventi che hanno segnato la storia dolomitica.

Origini del nome: Dolomieu e altri pionieri

Con questa breve serie il nostro obiettivo e desiderio è raccontare in un modo, per quanto possibile, nuovo le Dolomiti attraverso i personaggi e gli eventi che ne hanno scritto la storia. A partire da questo primo episodio, vorremmo accompagnarvi in un viaggio che idealmente ripercorre le tappe della storia dolomitica, dalle origini fino ai nostri giorni.

Le Dolomiti si contraddistinguono grazie alla roccia che le compone: una roccia sedimentaria, chiamata poi per l’appunto dolomia.
Ma che questo tipo di roccia non sia esclusiva delle Dolomiti è un fatto risaputo, e lo sapeva bene anche Déodat de Dolomieu, colui che storicamente è ricordato come lo scopritore della dolomia.
Dolomieu nasce nel 1750 in un villaggio nel sud-est della Francia, precisamente nel castello di famiglia, ed essendo discendente di un marchese, viene ben presto avviato alla carriera militare.
Questo fatto gli consente di scoprire la sua più grande passione: lo studio delle rocce e dei vulcani e di conseguenza i molti viaggi tra Egitto ed Europa.
Il suo primo viaggio nella nostra regione, precisamente in Tirolo, risale al 1786, lo stesso anno della prima ascensione al monte bianco. Si tratta di una breve tappa lungo il tragitto verso il meridione per studiare i vulcani.
Tre anni più tardi, torna in questi territori con l’obiettivo di percorrere tutte le Alpi venete e tirolesi. L’impresa viene portata a termine, ed è giusto chiamarla impresa visto che percorse quasi completamente a piedi tutti i 1350 km!

Partendo da Venezia in direzione di Innsbruck, esplora molti ambienti montani tra cui le Odle, dove raccoglie campioni di quella che sarà dolomia, fino ad arrivare a Bolzano e Trento dove ne raccoglie altra osservando che: “si tratta di pietra calcarea biancastra e grigiastra a grana fine, molto dura, senza trasparenza che fa difficilmente effervescenza con gli acidi”.
Dopo attenti studi, nel 1791 invia alcuni di questi campioni a Théodore Nicolas de Saussure, chimico e naturalista svizzero.
Ed è proprio lui che, studiando la roccia e verificandone le caratteristiche, decide di chiamarla dolomia in onore del suo scopritore.
Possiamo dire che Dolomieu ebbe una grande fortuna e riuscì a cogliere il momento perchè, in verità, non fu lui il primo a osservare questa roccia.
Già nel 1769, quindi alcuni decenni prima di Dolomieu, il geologo Giovanni Arduino ne aveva notato la differenza di reazione chimica, ma l’aveva classificata come una tipologia di marmo. Mentre, alcuni anni dopo, Belsazhar Hacquet medico e scienziato austriaco, osservando da vicino la Marmolada, si accorge di un’anomalia stratigrafica: nota che il calcare si trova sotto gli strati porfirici.
Tutti questi studiosi sono figure fondamentali in quanto pionieri della moderna geologia, che prende piede proprio alla fine del Settecento. E ciò che li rende ancora più importanti è il fatto che posero la loro attenzione sul Trentino, una regione ai tempi piuttosto trascurata dai viaggiatori.

Da dolomia a Dolomiti, origine controversa di un nome 

Nel corso degli anni, il nome dolomite va progressivamente ad indicare gli interi gruppi di montagne dove questo minerale si trova in maggior percentuale.
Prima della scoperta di Dolomieu, queste montagne erano conosciute con diversi nomi tra cui Tridentinae Alpes, Montagne calcari della provincia del Tirolo, nome dato dello stesso Dolomieu, Venetianer Alpen, Monti Pallidi, solo per dirne alcuni.
L’affermazione del nome Dolomiti si deve a Gilbert e Churchill con il loro libro The Dolomite mountains pubblicato nel 1864, in quanto primo che utilizza il nome della dolomia per indicare un gruppo di monti. In verità, il toponimo era già in uso ben 50 anni prima.
Probabilmente il primo a citarlo fu l’inglese Sir Richard Colt Hoare: la sua ricchezza gli permise di seguire tutta la vita le sue passioni come l’archeologia, la storia e i viaggi.
In uno dei suoi resoconti di viaggio per gli anni 1790 e 1791, descrive l’Italia e il Tirolo chiamando le sue montagne Dolomiti.

Focus su Gilbert: uno dei primi a percorrere le vallate dolomitiche e a trasporre su tela i loro paesaggi

Vorrei tornare però sul libro di Gilbert e Churchill perché si tratta di uno dei primi racconti dettagliati della nostra regione.
Ciò che colpisce di più sono sicuramente le bellissime cromolitografie dei paesaggi alpini e non solo. Tra queste, molte incisioni sono realizzate dal famoso alpinista Edward Whymper, uno dei protagonisti della prima salita sul Cervino nel 1865.
Josiah Gilbert, principale autore dell’opera, era un artista legato all’ambiente della pittura romantica inglese ed è grazie a lui che le montagne dell’arco alpino orientale acquistano valore e dignità nell’arte.
Egli infatti fu uno dei primi a percorrere le vallate dolomitiche e a trasporre su tela i loro paesaggi.
Assieme a George Churchill e alle rispettive mogli, tra il 1861 e il 1863 intraprese un viaggio nelle Alpi orientali illustrandole poi nel libro.
Il viaggio dei due inglesi si inserisce in quella si può definire la fine della Golden Age, ovvero un periodo dell’alpinismo che per i britannici va dal 1854, prima salita del Wetterhorn, fino al 1865 con la conquista del Cervino.
La Golden Age può essere però estesa anche al mondo dell’arte, più precisamente alla pittura di montagna perché questi sono gli ultimi anni in cui gli artisti si interessano ai paesaggi.
Anche se segnano la fine di un’era, sono anni cruciali e tutt’oggi fondamentali per la conoscenza della montagna.
Per fare un esempio, sono questi gli anni in cui Julius Payer, colui che ispira i fondatori della SAT, percorre la Val Genova, il gruppo Adamello-Presanella e Ortles-Cevedale. Payer non si accontenta di realizzare molte importanti prime ascensioni, ma una volta giunto in vetta realizza schizzi e disegni che diventano poi bellissimi acquerelli e raccoglie dati per realizzare carte topografiche.

Il lavoro immane di alpinisti-artisti, di studiosi e di semplici appassionati, soprattutto per il Trentino, è stato fondamentale non solo per la sua conoscenza ma per la crescita stessa del territorio. 

Le Dolomiti in Biblioteca

Il progetto è parte integrante della convenzione stipulata tra la Provincia Autonoma di Trento e la Società degli Alpinisti Tridentini (SAT). Quest’ultima, firmando la convenzione, già da diversi anni, si impegna in maniera continuativa nel promuovere e diffondere i valori intrinsechi al riconoscimento delle Dolomiti come Bene UNESCO.
Negli anni precedenti, presso la Biblioteca della Montagna – SAT, all’interno della “Casa della SAT”, era stato istituito il “Laboratorio Alpino e delle Dolomiti – Bene UNESCO”: un luogo liberamente e facilmente accessibile in cui si tenevano attività finalizzate a stimolare la partecipazione attiva e la presa di coscienza del valore delle Dolomiti – Bene UNESCO.
La finalità – nonché fondamenta della convenzione – è la diffusione e valorizzazione delle Dolomiti – Bene UNESCO.
Quest’anno però, a causa dell’emergenza sanitaria, essendo difficile, se non impossibile, realizzare eventi che coinvolgano direttamente il pubblico, si è optato per l’utilizzo dei canali social nella loro funzione di strumento divulgativo.
Il risultato sono una serie di brevi video che, attraverso il racconto di varie tematiche, prendendo spunto dai documenti conservati nel Fondo Dolomiti UNESCO della Biblioteca della Montagna-SAT, vogliono contribuire alla conoscenza e diffusione della valorizzazione, conservazione e promozione delle Dolomiti – Bene UNESCO.
Sono sei episodi a sé stanti, legati tra loro dallo stesso complesso Dolomitico, di cui si racconterà la storia attraverso vari punti di vista, partendo dalle origini, le prime ascensioni, passando per l’alpinismo femminile fino ad arrivare a oggi.
Delle Dolomiti, se ne è parlato tantissimo e se ne conosce ogni angolazione. Per questo motivo l’obiettivo, e desiderio, di questi episodi vuole essere quello di provare a raccontare questo stupendo complesso in un modo diverso, originale.
Non direttamente tra le montagne stesse, ma tra i libri e i documenti, beni inestimabili in quanto testimoni che conservano la storia dolomitica.

 


Le Dolomiti in Biblioteca

Testi e voce narrante: Silvia Miori
Fotografie e video: Riccardo Avola
Coordinamento: Riccardo Decarli, Biblioteca della Montagna 

Bibliografia

  • DOLOMITI. PATRIMONIO MONDIALE UNESCO, pubblicato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, 2010;
  • Ad Est del Romanticismo: 1786-1901, alpinisti vittoriani sulle Dolomiti, Vol. 1, F. Torchio, R. Decarli, 2013;
  • The Dolomite Mountains: Excursions Through Tyrol, Carinthia, Carniola, & Friuli in 1861, 1862, & 1863, J. Gilbert, G. C. Churchill.