Itinerario Marchetti
Una affascinante escursione di alta montagna fra natura, storia ed emozioni a contatto con i ghiacciai dell’Adamello. Un itinerario d’alta quota che si colloca entro il Parco naturale Adamello-Brenta in una delle più vaste aree glacializzate delle Alpi e di quello che fu il fronte più in quota della Prima guerra mondiale. Intitolato all’appassionato glaciologico Vigilio Marchetti, l’itinerario si snoda fra l’ambiente severo dei ghiacciai del Mandron, della Lobbia e di Lares, lungo le valli di Genova, di Fumo e di Lares, in un continuo susseguirsi di paesaggi ed emozioni
![IMG_0729-Alba-rif-carè-Alto_ridimensiona-956×638](https://www.sat.tn.it/wp-content/uploads/2020/08/IMG_0729-Alba-rif-carè-Alto_ridimensiona-956x638-1.jpg)
A conclusione delle iniziative per rinnovare l’Itinerario glaciologico ‘Vigilio Marchetti’ che si sviluppa in 4 tappe per sentieri e ghiacciai nel Gruppo dell’Adamello su un anello che parte dall’Alta Val di Genova e tocca i rifugio Bedole, Mandron, Lobbia Alta, Val di Fumo e Carè Alto, la SAT, sabato 12 settembre, ha inaugurato il nuovo percorso.
Alla cerimonia, semplice ma significativa, che si è svolta al Rifugio Val di Fumo hanno partecipato un centinaio di persone. Ai canti introduttivi del Coro Cima Tosa di Bolbeno, fondato dallo stesso Vigilio Marchetti, ha fatto seguito l’intervento del presidente della Commissione sentieri SAT Tarcisio Deflorian ricordando l’origine dell’itinerario, chi lo ideò e promosse nel 1994, la proposta di rilancio del percorso modificandone l’iniziale tracciato andando a comprendere anche la Val di Fumo e la Val di Lares, l’intendimento di valorizzare maggiormente il tema glaciologico dell’itinerario. Infine ha ringraziato i volontari che si sono impegnati per il miglioramento della segnaletica dei vari sentieri che fanno parte dell’itinerario, i gestori dei rifugi coinvolti e la famiglia Marchetti per l’incoraggiamento e il sostegno per l’intera iniziativa. Roberto Bombarda, vicepresidente della Comunità delle Valli Giudicarie, ma anzitutto ideatore nel 1994 dell’itinerario Marchetti e fondatore della Commissione Glaciologica della SAT, ha fatto seguito ricordando la figura di Vigilio Marchetti, che a partire dal 1951 per oltre 40 anni ha rilevato lo stato dei ghiacciai dell’Adamello, della Presanella e del Carè Alto ed è stato maestro di molto glaciologi trentini a partire da suo figlio Franco che ne ha preso il testimone. Ha sottolineato l’impegno della SAT per lo studio dei ghiacciai esortando a continuare tale impegno.
Franco Marchetti, anche a nome della madre Augusta, anch’essa presente e dei famigliari, ha ringraziato la SAT e la sua Commissione sentieri per la valorizzazione del percorso e per il modo col quale è stato ricordato il padre Vigilio. La vicepresidente della SAT Mariacarla Failo ha proseguito gli interventi sottolineando il significato del percorso Marchetti e soprattutto il valore dell’amicizia e della cordata nel frequentare la montagna, dell’aiutarsi nelle difficoltà che si incontrano lungo il cammino.
![Un momento della cerimonia di inaugurazione](https://www.sat.tn.it/wp-content/uploads/2020/08/marchetti-cerimonia-inauguraz.jpg)
Un momento della cerimonia di inaugurazione
Deflorian ha poi brevemente presentato la Guida all’itinerario Vigilio Marchetti che descrive, attraverso il contributo di vari esperti, il tracciato, le caratteristiche geografiche, ambientali, naturalistiche, glaciologiche, storiche di questo settore dell’Adamello trentino.Il presidente del Coro ha infine consegnato alla signora Augusta, una targa ricordo di Vigilio, fondatore del Coro Cima Tosa di Bolbeno e della Federazione dei Cori del Trentino. In conclusione la famiglia Mosca, che gestisce da quasi 50 anni il rifugio SAT Val di Fumo, ha offerto un brindisi ai presenti.Era quasi mezzogiorno quando in 18 si sono incamminati per la terza tappa dell’itinerario Marchetti verso il Passo delle Vacche e il Rifugio Val di Fumo per proseguire il cammino iniziato dal rifugio Bedole due giorni primaDal 10 al 13 settembre un gruppo di 12-18 persone ha percorso l’intero ‘Marchetti’, testando così l’intero itinerario, confermatosi eccezionalmente interessante dal punto di vista ambientale, naturalistico e storico, ma che, complici anche le condizioni meteo non proprio favorevoli, ha richiesto un impegno superiore rispetto alle attese, sia sotto l’aspetto alpinistico della seconda tappa, sia per l’impegno fisico richiesto. Un’esperienza davvero emozionante come scritto nel sottotitolo della guida.
Info & Download
Informazioni sul sentiero e file .gpx da scaricare.
VIGILIO MARCHETTI
di Elio Caola
Vigilio Marchetti è scomparso nel luglio del 1993 all’età di 78 anni, a Bolbeno nelle Giudicarie, suo paese natale. Il Brenta, il Carè Alto, la Presanella, l’Altissimo sono stati gli orizzonti, il limite territoriale dei suoi sogni da bambino, quando si inoltrava nei boschi che circondano il paese per raccogliere la legna o i frutti del sottobosco, oppure, guidato dal Parroco, per una gita in malga.
Superati i periodi difficili delle due guerre mondiali, nel 1946 si laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Padova, ribadendo, anche con la scelta della facoltà scientifica, la sua attenzione culturale al mondo della natura.
Insegnante di geografia economica presso gli Istituti tecnici di Valdagno, Merano e infine Trento, cercava di trasmettere ai giovani l’amore e il rispetto della natura, acquisendo la fama di insegnante severo, ma giusto e quindi rispettato. Nel 1951, a seguito di un incontro al rifugio Mandrón con il dott. Giuseppe Morandini, ordinario di geografia all’Università di Padova e membro del Comitato Glaciologico Italiano, si propose quale collaboratore nel controllo dei ghiacciai del Gruppo Adamello Presanella e Carè Alto. Un compito importante che egli svolse da solo, senza soluzioni di continuità e senza pretendere compenso alcuno. Nel 1954 conseguì anche l’abilitazione di guida alpina, professione peraltro quasi mai esercitata, ma che gli diede modo di diffondere fra i suoi colleghi quelle informazioni scientifiche indispensabili per completare il bagaglio nozionistico e professionale. Sposatosi nel 1959 con Augusta Delugan, sua compaesana, coinvolse la moglie in questo suo hobby al punto da condurla sul ghiacciaio della Marmolada già il primo giorno di nozze. Anche i figli, le due figlie ed il più giovane, Franco, che continua oggi l’impegno del padre quale componente del Comitato Glaciologico Trentino della SAT, si aggregarono non appena possibile alle gite sui ghiacciai, aiutandolo nelle misurazioni. E non furono sempre gite piacevoli e tranquille: durante i rilievi della fronte della Vedretta del Làres, insieme all’amico e collaboratore Saverio Girardini di Bolbeno, Vigilio subì un grave incidente. Ma non desistette. Spesso si aggirava da solo a prendere le misure ai bordi del ghiacciaio, suscitando interesse e perplessità in chi lo incontrava per il suo abbigliamento non proprio alla moda: pantaloni alla zuava e scarponi fatti fare con la punta quadra e con il cinturino a cavallo del collo del piede per trattenerlo meglio nella discesa, tanto da farlo sembrare riapparso dai crepacci dopo anni di ibernazione. Non era affatto, il professor Marchetti, persona tirchia od eccessivamente affezionata alle cose tradizionali, comunque fossero, bensì aperta al nuovo, se più comodo e più funzionale di quello già sperimentato. Era un uomo gentile, accattivante con il suo largo sorriso e con la parlata schiettamente dialettale della ‘Busa’. Disponibile alle iniziative sociali, fu il fondatore della Federazione dei Cori del Trentino. La sua saggezza derivava da quella cultura montanara maturata in un ambiente sociale straordinario, ma difficile per chi non possiede una filosofia di vita a prova di illusioni e concreta nei fatti.
Socio fedele della SAT – delle Famiglie Marchetti di Bolbeno fa parte il fondatore della gloriosa società alpinistica – egli l’ha onorata con il suo contributo nella diffusione delle conoscenze sull’ambiente alpino ed in particolare nel settore della glaciologia. Nell’agosto del 1990 aveva compiuto la sua ultima escursione sui ‘suoi’ ghiacciai, alla Vedretta del Mandrón, insieme al gruppo dei rilevatori glaciologici della SAT ai quali, sul campo, aveva impartito una lezione pratica di glaciologia. Con quell’atto ha consegnato al figlio Franco ed ai suoi allievi il testimone per la prosecuzione di un lavoro al quale ha dedicato amore e fatiche con grande intelligenza e generosità.