Una passione “granitica” per le vicende storiche legate alla Grande Guerra in Adamello e Presanella ha spinto Marco Gramola, referente per il Consiglio della Commissione Storico Culturale e Biblioteca della SAT ad approfondire la storia della Guerra Bianca, combattuta a quote e ambienti glaciali invivibili.

Una guerra dove i caduti e dispersi erano determinati da gelo, valanghe, crepacci, scarsa alimentazione, più che da azioni nemiche e che portò l’uomo a urbanizzare le alte quote vivendo nel cuore dei ghiacciai, trascinando lassù il massimo dello sviluppo tecnologico europeo, preludio dell’urbanizzazione moderna della montagna.

Quali furono in momenti cruciali in Presanella, abbiamo chiesto a Gramola?

“Le avanzate delle truppe italiane nella primavera del 1916 che portarono all’abbandono dell’alta Val di Genova, con il grave rischio di crollo dell’intero fronte Adamello – riferisce Gramola – imposero agli alti comandi imperiali austriaci del III° Rajon una sua ristrutturazione. Il provvedimento privò il settore confinario di Bondo del controllo delle valli di Borzago e Genova, le quali vennero accorpate ad un nuovo settore Adamello suddiviso in quattro sotto settori, con sede di comando a Pinzolo. Il primo, il  Nardis nel gruppo Presanella, del quale parlerò in particolare nel nostro incontro di sabato al rifugio F. Denza, il secondo Fontana Bona sul fondovalle di Genova, il terzo denominato Ospedale tra le valli Seniciaga e Lares, ed il quarto al Carè Alto alla testata della Val Borzago.

Il sotto settore di Nardis si sviluppò nell’ambito delle più elevate e impervie posizioni del gruppo Presanella, con lo scopo di stabilirsi su sovrastanti postazioni, prospicienti il fronte glaciale della vedretta di Lares e la sottostante val Genova. La postazione venne provvista di artiglierie e riflettori alle elevate quote dell’Ago di Nardis e cima Botteri, dirette dall’osservatorio di cima Presanella a 3558 m.

Questo tratto del fronte fu alimentato mediante una teleferica in partenza dai pressi dell’antica vetreria di S. Stefano a Carisolo, che con diverse diramazioni aveva uno sviluppo complessivo di circa 20 chilometri. I

l sotto settore Nardis si inseriva quale anello di congiunzione con il II° Rajon (val di Sole) con sede a Fucine, attraverso i passi di Cercen e Presena.

Dall’autunno del 1917 venne ulteriormente rafforzato con la sostituzione delle artiglierie con calibri maggiori e più potenti che però, poco influirono sulle sorti della guerra che rimase, in questo settore sempre lontana dalle linee di fuoco.

Foto d’archivio fornite da Marco Gramola