I Rifugi sono dei veri e propri paesi, delle realtà a sé stanti che ci invitano a scoprire mondi nuovi fatti di vita lenta, amicizie nuove ed esperienze che richiedono di sapersi adattare. 

I Rifugi sono posti speciali ma, nella loro unicità, uniche sono anche le problematiche che si devono affrontare ogni giorno.

Tutto ciò che a valle risulta semplice, va organizzato alla perfezione in quota per garantire l’apertura e l’ospitalità. Parliamo dell’approvvigionamento delle derrate alimentari, dei materiali, spesso consegnati solo tramite l’utilizzo dell’elicottero. Una delle problematiche più importanti, e sempre più incalzanti, è il reperimento e la gestione dell’acqua e l’approvvigionamento energetico. I campi di intervento sono diversi e specifici in base ai bisogno di ogni rifugio. 

L’obiettivo di questa rubrica vuole essere proprio questo.

Raccontare la vita in rifugio nell’intreccio che la compone: storia, lavori e relazioni umane. 

Rifugio Boè

Sullo spartiacque tra la Val de Mesdì e la Val Lasties, al centro orografico del Gruppo di Sella in un ampio e arido pianoro dall’aspetto lunare, sorge il rifugio Boe’. Costruito dalla Sektion Bamberg del DuOeAV nel 1894, fu devastato nel corso della prima guerra mondiale e nel 1921 passò alla SAT che, nel 1924, lo rese nuovamente agibile mutando il nome da Bambergerhutte in rifugio Boe’.

Negli anni successivi il rifugio fu ampliato in più occasioni con l’aggiunta di vari corpi ora in muratura, ora in legno. Dal 1992 il rifugio è stato dotato di un impianto sperimentale per il trattamento e la depurazione delle acque reflue e nel 2022 si sono conclusi gli importanti lavori di ampliamento e collegamento elettrico del rifugio. 


I LAVORI DI AMPLIAMENTO

Dopo varie fasi di progettazione a approvazione che si sono protratte più del previsto, l’avvio dei lavori è stato concesso alla fine del marzo 2017.

Durante quella stagione estiva, in cui il rifugio rimane aperto e gestito, sono stati realizzati solo alcuni scavi esterni alla struttura per la posa della rete idrica esterna. Ma solamente nel 2018, quando le condizioni ambientali lo hanno permesso i lavori sono proseguiti con determinazione. È stato eseguito in primis lo scavo in roccia, dove in seguito sono stati realizzati i piani interrati/seminterrati del volume in ampliamento. Dopo il getto del primo solaio è stata approntata la struttura in legno proseguendo con la costruzione del primo e secondo piano, completando la copertura del nuovo ampliamento e dei rivestimenti esterni, con chiusura del cantiere con la fine di settembre.

L’inizio del 2019 è stato caratterizzato da un maggio particolarmente nevoso. I lavori, che si volevano iniziare quanto prima, hanno potuto prendere avvio solo dopo la metà di giugno. Si inizia quindi a lavorare internamente al nuovo volume con la posa degli impianti. Verso fine stagione si è pronti per l’installazione delle componenti di arredo del nuovo volume come bar, arredo delle camere da letto, mobilia in sala da pranzo e cucina. Nell’ottobre 2019 si sospendono i lavori che proseguiranno a partire da giugno 2020 con l’ultimo impegnativo intervento, ossia la completa ristrutturazione del volume storico.  

Dall’inizio dei lavori, durante ogni stagione è stato possibile mantenere aperto il rifugio per gli ospiti. L’unico anno in cui non si è potuta garantire l’apertura è stato il 2020 per questioni burocratiche. Quell’anno la sfida era importante: ristrutturare completamente il volume storico del rifugio a quasi 3000 m, con soli quattro mesi disponibili. Grazie (e purtroppo) alle scarse nevicate primaverili, i lavori hanno potuto riprendere già i primi giorni di giugno e, nonostante la problematica aggiuntiva data dal Covid, il programma lavori è andato avanti come stabilito. Sono state quindi messe a nudo le murature perimetrali storiche del vecchio volume, è stata demolita la copertura e pure il volume in lamiera che ospitava bar e sala da pranzo, riportando il volume storico all’aspetto originario. Si è proseguito con la posa degli impianti, tra cui il riscaldamento a pavimento. Ad inizio stagione 2021, con ancora tanta neve, in meno di 15 giorni sono state realizzate le ultime finiture e predisposti i locali del rifugio pronti per accogliere gli ospiti.

L’intervento è stato pensato per poter aprire il rifugio anche in periodi invernali/primaverili, pertanto sono state particolarmente curate le isolazioni/coibentazioni nonché l’impiantistica per sopportare le rigide temperature di quei periodi. Nelle sale da pranzo si hanno circa 120 posti a sedere oltre che ad avere a disposizione una sala pluriuso ricavata nella stube storica del vecchio volume. In quest’area potranno essere svolte lezioni didattiche e corsi o utilizzata come sala espositiva o per altre iniziative che in futuro si presenteranno.

I lavori si sono conclusi in giugno 2021: il 18 giugno è stata presentata la fine dei lavori e il 20 giugno il rifugio è stato ufficialmente riaperto al pubblico.

Nel 2021 sono iniziati i lavori promossi dalla Provincia per il collegamento fognario del rifugio. In occasione di questi lavori, nello stesso scavo è stata posata anche una condotta che ha permesso il collegamento elettrico al rifugio a partire dall’anno successivo. Un altro aspetto che è stato curato con grande attenzione è l’impiantistica idraulica, visto che il problema relativo alla carenza idrica è sempre più sentito, soprattutto in luoghi con caratteristiche calcaree come il Gruppo del Sella, e anche perché nevai e vedrette sono sempre meno presenti causa il rialzamento termico globale.


LA PAROLA AI RIFUGISTI

Essere consapevoli è sicuramente il primo passo da fare quando ci incamminiamo verso un rifugio. Ma una volta giunti a destinazione, cosa possiamo fare per vivere al meglio la nostra esperienza in questo mondo a sé stante? Lasciamo che siano i rifugisti a raccontarlo! 

La nostra famiglia Vaia gestisce il rifugio da ormai 33 anni. Siamo saliti nel Novanta per scelta dei miei genitori e adesso con passione proviamo ad andare avanti. Siamo spinti da una grande passione per continuare questa esperienza, che per noi è casa.

La gestione di un rifugio è complessa soprattutto per l’approvvigionamento, in particolare per quanto riguarda l’acqua, specialmente quest’anno. L’acqua è sempre di meno e sarà sempre di meno, quindi è fondamentale far capire ai nostri ospiti e ai frequentatori della montagna qual è la sua importanza. I nostri ospiti vengono a pranzo per lo più dalla funivia, con un facile accesso, sono frequentatori occasionali che si approcciano alla montagna e quindi va spiegato loro più approfonditamente la questione. La sera invece, l’ospite che si ferma a dormire fa trekking lunghi, come l’alta via 2; hanno quindi una diversa esperienza e capiscono di più le problematiche di un rifugio d’alta quota.

Oltre a lavorare con la propria famiglia siamo numerosi come staff, e con loro siamo a stretto contatto per tre mesi l’anno. Questo talvolta, come normale, crea difficoltà, ma siamo contenti che a loro piaccia lavorare assieme e che tornino negli anni, tanti di loro sono studenti, mentre in cucina lavorano dei professionisti.

La gestione del rifugio è cambiata decisamente dopo i lavori di ampliamento, principalmente per noi e per i ragazzi dello staff. Abbiamo più spazio e quindi la vita e la convivenza diventano più semplici. Dai frequentatori mi aspetto sempre più che comprendano cosa vuol dire essere in montagna, cosa vuol dire, nonostante la funivia, essere in un posto sperduto e cosa vuol dire essere in rifugio. Soprattutto con un rifugio così nuovo e bello le persone devono comunque ricordarsi dove ci si trova e che i rifugi, anche se giustamente belli e confortevoli, sono rifugi e la vita è diversa da valle.

Valentina Vaia, rifugista del Boè