15 sentieri per i 150 anni

Sentiero 6 – Monte Baldo – Altissimo: un colpo d’occhio sul Lago di Garda

Una montagna più vicina: sguardi futuristi dal balcone trentino

Itinerario ad anello che, partendo dalla Bocca di Creer, risale sul versante Sud-Est del Monte Altissimo per poi discendere sulla panoramica dorsale meridionale del Monte Baldo fino a raggiungere Bocca Navene e poi tornare alla Bocca di Creer. Entusiasmante la vista che si gode sul Lago di Garda e, nelle giornate terse, sull’orizzonte che spazia dalle Alpi di confine all’Appennino settentrionale.

Gruppo Montuoso: Monte Baldo – Monte Altissimo

Comuni: Brentonico, Nago – Torbole

Difficoltà Generale: E

Sentieri SAT: O633, O651, O653

Itinerario: Salita dalla Bocca del Creer al Rifugio Altissimo “Damiano Chiesa”, poi discesa fino a Bocca Navene e rientro alla Bocca del Creer

Dislivello salita / discesa: ↑639 m / ↓639 m

Nome Località N. segnavia Quota (m.s.l.m.) Distanza (metri) Andata (hh:mm) Ritorno (hh:mm) Diff.
Bocca del Creer – Rifugio Graziani 1617 00:05
Quota 1636 – parcheggio [633] 1636 290 00:05 00:35 E
La Sella [633] 1885 2130 00:45 00:15 E
Quota 1991 [633] 1991 880 00:20 00:10 E
Rifugio Altissimo [633] 2057 760 00:15 00:15 E
Quota 1991 [633] 1991 760 00:10 01:30 E
Bivio parcheggio sp 3 [651] 1490 2630 01:10 00:15 E
Bocca di Navene [651] 1418 810 00:10 00:30 E
Pr. Malga Tolghe [653] 1459 1320 00:35 00:20 E
Bocca del Creer – Rifugio Graziani [653] 1617 1360 00:30 E
Totali 10940 04:00 03:55

Comodamente risaliti lungo la Strada Provinciale del Monte Baldo da Brentonico e San Valentino alla Polsa, l’itinerario ha inizio dalla bocca di Creer, dove si trova il Rifugio Graziani. Si procede su comoda carrareccia ex militare che passa dal soprastante parcheggio e risale, con numerosi e ampi tornanti, fra gli ampi pascoli del versante Sud-Est del Monte Altissimo. Su terreno scoperto e con magnifiche vedute sui monti del Trentino sud-orientale, la via passa dal promontorio La Sella, sfiora due profondi canaloni e, dopo aver incontrato il segnavia 651 proveniente da Bocca Navene, alcune centinaia di metri più avanti raggiunge il Rifugio Altissimo, a poca distanza dalla panoramica cima. Si torna quindi all’incrocio con il sentiero 651, che si imbocca in discesa verso Bocca Navene. Costeggiando i pascoli alla testata dei canaloni che solcano il versante meridionale del Monte Altissimo, si scende lungo una larga mulattiera raggiungendo l’insellatura della Busa Brodeghera. Il tracciato traversa in quota sotto la panoramica sommità del Monte Laste, ricca di testimonianze della prima guerra mondiale. Il sentiero passa in prossimità di alcuni spettacolari punti di osservazione dalle pareti rocciose che sovrastano il Lago di Garda per poi entrare nel bosco e scendere con comodi tornanti fino ad arrivare al parcheggio sulla strada provinciale. Da qui si prosegue verso Sud lungo la strada fino a Bocca di Navene, dove si imbocca il sentiero 653 lungo una strada sterrata trattorabile che prosegue in direzione Nord. Prima al coperto dei faggi e poi fra i pascoli, si passa nei pressi di Malga Tolghe e si risale le soprastanti praterie arrivando, infine, a Bocca del Creer, sulla S.P. n. 3 del Monte Baldo, a breve distanza dal Rifugio Graziani.

Il Monte Baldo, suddiviso in due sezioni dal netto intaglio della Bocca di Navene con il Monte Altissimo di Nago a nord, nella parte trentina, e il Monte Baldo propriamente detto a sud, nel veronese, per alcuni rappresentava un ideale trait d’union tra il Regno d’Italia e quel territorio imperiale che aspirava a fare parte della monarchia sabauda. Collegamento, ma anche balcone naturale e punto panoramico, che si affaccia sull’Italia. Quando la SAT decise di edificare lassù un nuovo rifugio la scelta non fu casuale. Nell’ambito alpinistico si trattava di un periodo particolare nel quale ci si avviava a terminare la prima salita di tutte le cime, anche quelle più difficili, e si cercava contemporaneamente di aumentare il bacino dei soci, includendo anche chi non era alpinista. Ecco dunque la costruzione di un rifugio raggiungibile abbastanza facilmente, a quota relativamente bassa e posto in posizione spettacolare. Il Sodalizio alpinistico considerava questa nuova struttura talmente importante da dedicarle una pubblicazione monografica, fatto piuttosto inconsueto per l’epoca. Nel 1893 pubblicò infatti il 17° Annuario interamente dedicato al Monte Baldo, con il contributo di Ottone Brentari (ristampata in anastatica nel 1971 e dalla Cassa rurale di Brentonico nel 2009), per celebrare il nuovo rifugio ed al contempo divulgare le bellezze della zona, sottolineando opportunamente il ruolo dei botanici veneti, che fin dal XVI secolo (come ad esempio lo ‘speziale’ Francesco Calzolari) salivano sul Monte Baldo per erborizzare e in cerca di endemismi. Questi stessi botanici avevano indirettamente contribuito al progressivo sorgere dell’interesse per la montagna e, a partire dalla metà del XIX secolo, dell’alpinismo. In questo senso il Monte Baldo fu inaspettatamente una delle culle dell’alpinismo, almeno per quanto riguarda le Alpi centro-orientali.

Tornando all’inaugurazione del 6 giugno 1892, è interessante riportare qualche aneddoto. 

Da Mori partì una squadra ufficiale della SAT; all’avvio era presente anche il podestà di Mori, Riccardo Grigolli. Al ponte di Ravazzone (tra Mori e Lizzana) gli alpinisti furono accolti dalla banda e dai Vigili del Fuoco, che fecero da scorta d’onore. Signore e signorine affacciate alle finestre lanciavano fiori. Poco prima di Brentonico venne incontro alla comitiva una rappresentanza del Comune, mentre la città era tutta imbandierata e davanti al municipio era stato eretto un arco con rami e foglie. Dietro la chiesa era stata costruita una sorta di capanna di legno coperta con muschi, un riparo per la notte offerto agli alpinisti privi di alloggio. Dopo cena venne allestito uno spettacolo con palloncini alla veneziana (involucri di carta con all’interno un lumino) legati ai rami degli alberi e un concerto di mandolinisti. Alle undici di notte gli alpinisti ripresero la salita e giunsero al rifugio verso le tre del mattino. In mattinata il ritorno a Brentonico e il pranzo ufficiale per cento persone nel palazzo Eccheli-Baisi. La banda di Mori accompagnò tutta la giornata, suonando dall’una di mattina fino alle sette di sera, pare senza interruzione!

Queste note, riportate sul giornale Alto Adige, ci fanno comprendere il significato di quell’evento, evidentemente un momento importante per tutti, anche per chi non era alpinista o socio della SAT.

Nel corso del tempo il rifugio ha mantenuto un particolare legame con località e paesi vicini, come Brentonico, che costituisce un facile accesso per salire, raggiungendo San Giacomo-San Valentino-rifugio Graziani. 

Era così anche un tempo e lo deduciamo dal libro degli ospiti del rifugio. Il primo libro del rifugio è un meraviglioso volume con una copertina in cuoio lavorato. Venne donato dai soci di Brentonico alla SAT in occasione dell’inaugurazione del rifugio stesso. All’interno ci sono firme, pensieri e disegni di chi è passato di lì dal 1892 fino al 1914, ossia negli anni poco prima dello scoppio della Grande guerra. Questo libro è conservato presso la Biblioteca della Montagna-SAT.

Nel tomo si legge numerose volte la firma della guida alpina Stefano Passerini di Brentonico, ma la testimonianza più importante è rappresentata da un disegno di Depero risalente al 1914, ossia ai suoi esordi come futurista. Il 12 luglio 1914, un paio di settimane prima della dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia e la conseguente deflagrazione della Prima guerra mondiale, Fortunato Depero salì sul Monte Altissimo di Nago e si fermò al rifugio della Società degli Alpinisti Tridentini. Assieme all’artista c’erano Giuseppina Amadori – sorella di Rosetta, futura sposa di Fortunato -, Mario Amadori, Angela Anesi e altri. Il giovane Depero era reduce dal primo soggiorno romano che si rivelò fondamentale, poiché gli diede la possibilità di conoscere Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Francesco Cangiullo e Filippo Tommaso Marinetti, ovvero buona parte del gruppo futurista. Il Futurismo era già arrivato fino a Rovereto tra la fine del 1911 e l’inizio del 1912, ma fu solo nell’inverno del 1914 che l’artista di Fondo entrò ufficialmente nel movimento. Sul libro degli ospiti, oltre alla sua firma, Depero lasciò anche un disegno (11×6 cm circa) intitolato: «LINEE-FORZE (FUTURISMO)». Questa piccola opera è significativa nel percorso artistico di Depero almeno per due motivi: il primo è la data, vicina alla sua svolta futurista – allo stesso periodo risale una cartolina-collage indicata con il titolo «Dinamismi cromatici» -; il secondo è la vicinanza all’opera di Balla, del quale sembra presagire l’opera «Linee forza di paesaggio» del 1918. Dunque, senza scendere nei dettagli che competono agli studiosi del Futurismo, questo piccolo disegno rappresenta uno dei primi saggi del suo dinamismo plastico.

Il Monte Baldo costituisce il rilievo più occidentale delle Prealpi Venete, diviso fra la Provincia autonoma di Trento e la Provincia di Verona. Questo massiccio montuoso è ben delimitato e si colloca tra la fossa tettonica del Lago di Garda a ovest e la Vallagarina con il fiume Adige a est. Grazie anche alla sua posizione, il Monte Baldo è considerato un punto centrale per gli studi floristici; la sua flora ha infatti da sempre suscitato molto interesse nei botanici che fin dal Cinquecento organizzavano spedizioni di ricerca su questi monti. L’importanza di questa catena da un punto di vista vegetazionale è da ricercarsi principalmente nella sua posizione incombente sul Lago di Garda: gli oltre 2.100 m di dislivello tra la zona basale e le vette più alte consentono di passare dal clima mite e temperato delle sponde gardesane, che favorisce la coltivazione dell’ulivo e della vite, ad un clima tipicamente alpino con aspetti di tundra delle creste sommitali. La presenza contemporanea di tutte queste fasce climatiche, a cui corrispondono diverse fasce vegetazionali, è una prerogativa che pochissimi altri rilievi alpini possono vantare e permette di passare dal clima mediterraneo a quello artico durante la stessa escursione giornaliera. Negli ultimi anni, tuttavia, un altro elemento è venuto ad aggiungersi e cioè la consapevolezza del significato documentario della flora del Baldo: questa montagna, infatti, durante i periodi freddi del Quaternario emergeva come un bastione solitario tra le lingue dei ghiacciai dell’Adige e del Garda, una condizione che ha permesso la sopravvivenza in questi luoghi di specie pre-glaciali e l’evoluzione di forme del tutto nuove. Con questo aspetto il Baldo si inserisce nella linea dei nunatak (isole glaciali) che si estendevano su gran parte delle alpi; anzi, per la sua posizione centrale, il Baldo ne costituisce una cerniera essenziale.

Secondo le ultime ricerche floristiche su tutta la catena del Monte Baldo sono presenti circa 2.000 specie differenti di piante fra cui, per la sola parte Trentina, circa 300 sono in qualche modo minacciate. Altro dato di grandissimo interesse è quello delle specie endemiche: su tutto il Baldo infatti sono presenti ben 71 specie endemiche delle alpi, ovvero presenti solamente in determinati posti dell’arco alpino. Fra queste, da citare necessariamente, perché presenti esclusivamente sul Monte Baldo a livello globale, sono Brassica repanda subs. baldensis (presente solo in provincia di Verona e considerata a rischio estinzione, seppur in maniera blanda), Gypsophila papillosa (anche questa specie presente solo in provincia di Verona e considerata a rischio estinzione sul lungo periodo) e Callianthemum kernerianum (presente nelle province di Verona e di Trento e classificata a rischio medio di estinzione). In particolare Callianthemum kernerianum, detta anche Ranuncolo di Kerner o Calliantemo di Kerner, è una pianta estremamente bella e vistosa, specialmente durante la precoce fioritura di maggio-giugno, cresce su terreno sassoso nelle zone più elevate del Baldo, attorno ai 1.800 m di quota, e può essere vista lungo l’itinerario proposto. Una serie di fattori fanno sì che questa pianta sia considerata a medio rischio di estinzione e per questo motivo è protetta regionalmente: raccoglierne i fiori o parti della pianta è quindi severamente vietato. 

Oltre ad essere rilevante per i caratteristici “relitti floristici”, il Baldo ha costituito un’importante accesso per la penetrazione umana verso nord, nelle lande ancora coperte dai ghiacciai in epoca preistorica. La sua lunga dorsale, che verso sud affonda sotto i sedimenti della pianura, si è rivelata una direttrice seguita dai cacciatori preistorici che, nel corso delle loro battute di caccia, hanno lasciato traccia dei loro bivacchi. In particolari occasioni, dalla cima dell’Altissimo si potrà avere la possibilità di godere di un panorama unico: la distesa di nebbie sopra la superficie del Lago di Garda, con un pizzico di fantasia, permetterà di immaginare come poteva apparire il lunghissimo ghiacciaio vallivo che, fino a 18.000-15.000 anni fa, raggiungeva con il suo fronte la Pianura Padana, fino a Peschiera.

La dorsale del Baldo è costituita prevalentemente da rocce di origine sedimentaria e la loro caratteristica risiede nella particolare giacitura ed evoluzione tettonica. Originatesi in ambienti caldi, tropicali, a partire da oltre 200 milioni di anni fa, le formazioni rocciose stratificate sono state costantemente sconvolte da fenomeni che ne hanno comportato la dislocazione di ampie porzioni. È così che rocce di natura ed età diverse si possono trovare a contatto lungo linee di discontinuità che ricalcano l’ancestrale reticolo di faglie mesozoiche, le quali governarono i primi capitoli della storia di questo territorio (circa tra 250 e 65 milioni di anni fa). Oggi, a seguito delle immani spinte orogenetiche, mai come nelle Prealpi trentine occidentali appare evidente che la morfologia delle valli e dei rilievi segue le geometrie dettate da faglie, pieghe e sovrascorrimenti. Esaminando una sezione stratigrafica est-ovest del Monte Altissimo si potrà apprezzare come, risalendo con il nostro itinerario lungo il versante orientale, ci si imbatte in un complesso ammassamento di formazioni sedimentarie più recenti, più volte ripetute a causa dell’esistenza di più faglie con piano inclinato verso il cuore della montagna. Raggiunta l’ampia cresta sommitale le stratificazioni si appianano e, oltre un’ultima linea di faglia al margine ovest della cresta, un ampio ed uniforme pendio sprofonda verso il sottostante Lago di Garda. Qui le formazioni sedimentarie possiedono inclinazione opposta, parallela a quella del pendio e proseguono fino a sotto la superficie del lago e dei sottostanti sedimenti profondi. Oltre il lago, presso la sponda occidentale dello stesso, la presenza dell’importante linea di faglia Ballino-Garda ha comportato la dislocazione dei sedimenti nuovamente più in quota, imprimendovi inoltre una pendenza opposta. Vista a grande scala, la dorsale del Baldo si presenta, quindi, come un’enorme onda increspata, una piega di formazioni stratificate (anticlinale), mentre al suo fianco occidentale sprofonda la valle del Sarca, con il Lago di Garda che ha trovato sede nella formazione sinclinale (la piega con concavità verso il basso). 

Da ricordare infine la presenza di alcune località di eccezionale importanza paleontologica (fossili) nella zona di Brentonico e Castione (a Brentonico è possibile visitare il Museo del Fossile del Monte Baldo) e la presenza di morfologie erosive atipiche per il Trentino, come i calanchi di San Giacomo, modellati negli spessi depositi di contatto glaciale accumulatisi verso la fine dell’ultima glaciazione.

Rifugio-Albergo “Andrea Graziani”

località quota proprietà recapiti posti letto locale invernale
Bocca del Creer m 1620 privata

0464 867005

grazianialtissimo@gmail.com

15 No

Rifugio Altissimo “Damiano Chiesa”   [SAT]

località quota comune recapiti posti letto locale invernale
Monte Altissimo di Nago m 2056 Brentonico

0464 867130

info@rifugioaltissimo.com

www.rifugioaltissimo.com

35 Sì, 8 posti

Apertura: 20 giugno – 20 settembre, nei fine settimana previo accordo

Il Rifugio venne costruito poche decine di metri sotto la cima del Monte Altissimo di Nago (m 2.079) dalla SAT tra il 1889 ed il 1891, contemporaneamente a quelli della Rosetta, del Grosté e della Capanna sul Dos del Sabbion. Fu inaugurato nel 1892 e costò 2.500 fiorini. Un primo ingrandimento della struttura venne fatto già nel 1896 e un nuovo ampliamento fu portato a termine nel 1906. Il rifugio non subì gravi danni nel corso della Prima guerra mondiale e nel 1921 era nuovamente efficiente. Nel 1919 venne dedicato al martire trentino Damiano Chiesa (1894-1916). La Seconda guerra mondiale, invece, lasciò l’edificio in pessime condizioni e, nel 1955, fu oggetto di un decisivo intervento conservativo. Il rifugio negli anni 1994 e 1995 venne radicalmente ristrutturato, mentre l’ultimo significativo intervento è del 2005, cui seguì l’inaugurazione nell’agosto dello stesso anno. La cima dell’Altissimo era già sul finire dell’800 meta assai frequentata e la si raggiungeva anche in inverno con la neve. È la massima elevazione nel territorio della Catena del Monte Baldo, l’ambiente è di facile accesso e questo fa dell’Altissimo e del suo rifugio una meta molto gettonata in tutte le stagioni. Oltre che per la presenza di rare specie botaniche, i dintorni del rifugio sono assai interessanti per le tante testimonianze della Prima guerra mondiale che caratterizzano la sommità del monte. D’interesse sono anche le architetture rurali delle baite e delle malghe disseminate sui versanti che testimoniano, attraverso materiali e singolari tipologie costruttive, una storia e una cultura nate tra i monti.

Dalla vetta dell’Altissimo il panorama è vasto e magnifico; la vista passa dall’azzurro intenso delle acque del Garda alle catene che formano un orizzonte di vette esteso a 360 gradi. La Sezione SAT di Mori, alla quale il rifugio è stato affidato fin dal 1963, ha inaugurato, nel 1988, un punto panoramico dedicato ai Baroni Salvotti. Fra i frequentatori illustri si ricorda anche Fortunato Depero, che nel 1914 salì al rifugio, e sul libro-firme lasciò un disegno a penna intitolato “Linee di forza”. All’inizio degli anni ’20 del secolo scorso fu anche istituito un servizio di muli per il trasporto di persone al rifugio. Verso la fine degli anni ’60, con il miglioramento della viabilità sul Monte Baldo e la costruzione della Funivia Malcesine – Bocca Tratto Spino, il rifugio registrò un considerevole aumento di presenze.