Perimetro del Trentino

Tratta 18 – da Mezzolombardo a Trento

Sezione di riferimento: Sezione di Trento

Coordinatore PdT: Ezio Nones

Un resoconto di Ezio Nones

Eccoci finalmente alle ultime due tappe di un lungo cammino durato per 50 giorni.
Assieme agli amici della Sezione Sat di Trento capitanati da Maria Carla e baciati da due splendide giornate di sole partiamo per “chiudere” il cerchio del Perimetro del Trentino. I dodici fortunati che martedì 20 si apprestavano a cavalcare la mitica “vaca nonesa” vengono dirottati su un normale pullman sostitutivo, pazienza, Mezzolombardo ci da l’opportunità di degustare il rituale di un buon caffè mattutino. Nei pressi del cimitero ci attende il filmmaker Andrea Bertoldi che ci accompagnerà lungo la salita verso Fai della Paganella filmando e registrando alcuni momenti della camminata. La compagnia condotta
da Maria Carla inizia l’erta salita zigzagando nel bosco, sotto di noi la vista di Mezzolombardo e dell’intera piana rotaliana. L’aria è frizzantina ma il tepore del sole già ci costringe ad un rapido spogliarsi d’indumenti sovrapposti. Tra gli apostoli di giornata alcuni volano con passo lesto verso l’alto altri si attardano con dolci melodie verbali, racconti e storie di camminate e mangiate. In particolare Lorenzo e Carmelo che con lo scrivente formano un trio di ex colleghi comunali. I ricordi “dei bei tempi passati” si sprecano, le storie, gli aneddoti, lo sparlare d’assessori e sindaci ci portano senza accorgerci all’incrocio con la strada per Fai. Proprio Carmelo vero conoscitore d’ogni sentiero del Trentino ci porta verso la loc. Santel anche se il tracciato prevedeva di percorrere il sentiero denominato dei “ori”. Le difficoltà linguistiche, anche dopo cinquant’anni di permanenza in Trentino, ritornano a galla e proprio lo stesso Carmelo ci ha raccontato che nelle sue prime esperienze da raccoglitore di mele ha presto imparato terminologie strane tipiche dell’era contadina come “podarol” o “manarot” ma ha faticato a comprendere il termine “bragarol” vera chicca dell’età paleozoica atesina. Non abbiamo idea di quali filmati verranno prodotti da Andrea che dopo aver mangiato una pasta fredda ai funghi invidiabile ha pensato bene, e non si poteva non dargli torto, di lasciare al loro destino i dodici V.I.P. (vecchietti in pensione) dopo la sosta e le interviste di rito alla loc. Santel.
La discesa per la val Manara tra chiacchiere e risate è gradevole, brevi soste per raggruppare i viandanti e poi alla vista del sottostante abitato di Zambana Vecchia il sentiero riprende a salire passando per la val Trementina la loc. Termen (confine tra Zambana e Terlago) ove si innesta su strada forestale. Ancora una breve salita e poi la discesa fino agli incantevoli laghi di Lamar e Santo. Il lago di Lamar un vero gioiello ancora illuminato dai raggi solari mentre in alto la Paganella osserva i satini nel tentativo di specchiarsi nelle verdi acque del lago. Seduto sopra una panca Carmelo si gode un’ultima sigaretta, bandana teschiata sul capo, posacenere portatile in mano. Come dargli torto, è un vero esperto di sentieristica trentina ma soprattutto conosce quale sarà il sentiero finale di ognuno di noi. Esperto di “fosa” o “busa” la “cenere” è ciò che rimane alla fine di un lungo cammino. Non tedierò oltre il lettore, permettetemi un’ultima digressione, ovviamente sempre uscita dalla bocca del Carmelo. Nottetempo, quando le anime riposavano sonni perenni, come un guerriero alato, entrò là dove il silenzio è eterno, e dopo strenua lotta al fine ne uscì vincitore tenendo per le lunghe orecchie il capo Moscardo che seguito dai vari Mirtillo, Dente di Leone, Smerlotto ed altri venne liberato lungo le roste de l’Ades ove tuttora vive una nutrita colonia di conigli liberi. Pochi passi ancora ed eccoci giunti alla loc. Vallene di Monte Terlago, l’autobus di linea riporta i satini alle loro dimore in attesa di rivederci l’indomani.

Mercoledì 21 settembre ultima tappa, ultimo giorno di cammino. La nutrita scolaresca, salita da Trento in gita scolastica, dopo l’immancabile caffè, parte conscia di passare alla storia. La vigile attenzione di Maria Carla e le pregevoli illustrazioni del tracciato che ci vengono proposte lungo il cammino ci fanno apprezzare il percorso che dalla loc. Vallene di Monte Terlago raggiunge il Sorasass per poi scendere verso la loc. Vela e quindi a Trento. Il tracciato odierno si sovrappone quasi interamente sia al Sentiero di San Vili (Trento-Madonna di Campiglio) che al Sentiero Vigilius (da Monte San Vigilio sopra Lana -Bz- a Trento). Il lungo serpentone di satini si sgrana nei boschi di latifoglie e pino nero sopra il lago di Terlago fino al “brenz” (sorgente e fontana per l’abbeveraggio del bestiame). Non ho raccolto l’interpretazione etimologica del termine da parte del mitico Carmelo comunque altri storici mi affiancano narrandomi la distruzione del castello di
Terlago, i saccheggi ed incendi effettuati dal generale Vendome nel 1703. Il Bondone e la Paganella osservano ed ascoltano strane conversazioni, si strizzano l’occhio mormorandosi “questi sono i pensionati moderni”. Il sentiero sale, ma nonostante lo sforzo il vociare non cala, gli orsi presenti in gran numero nei dintorni si mantengono alla larga. Alla Poza de la Casara breve sosta ristoratrice e poi altro strappo fino alla piazzola dell’elicottero ove tutti sostiamo per la pausa pranzo mentre il “Fausto” ci osserva dal cippo funebre ivi eretto. La scolaresca dei satini si gode il tepore autunnale ed alla ripartenza si visitano prima uno “stol” e poi il “pontesel” con vista strapiombante sulla valle dell’Adige e città di Trento. Con un traverso su strada militare percorriamo la dorsale del
Sorasass iniziando poi a scendere con una serie di tornanti per visitare una fuciliera della prima guerra mondiale. Dalla Poza dei Pini la strada scende fino alla loc. Rovaiol per poi svoltare a sinistra ed immettersi in un sentiero che ci conduce a costeggiare la proprietà del Mas de l’aria e di lì per una vallecola scendere verso l’abitato della Vela. Sosta, ci facciamo belli mettendoci l’abito delle feste: la maglietta d’ordinanza, azzurra come il cielo riproducendo graficamente il percorso del Perimetro del Trentino con i colori biancorossi dei sentieri della Sat e il ricordo del 150° anno di fondazione.
Il serpentone raggiunge in perfetto orario via Manci, la Sede della Sat e sotto gli sguardi incuriositi dei passanti dopo gli applausi di rito i tappi volano in un brindisi ben augurante per i prossimi 150 anni di vita del sodalizio alpino.
Ringrazio per questa due giorni la coordinatrice e guida Maria Carla ma anche tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla buona riuscita dell’intero Perimetro del Trentino ed in particolare Claudio, Giacomo, Roberto ed Elisa che ha coordinato dalla sede lo svolgersi della camminata.