I rifugi: un panorama in evoluzione
di Veronica Saggiorato (Biblioteca della Montagna-SAT – Servizio Civile)

Durante gli ultimi trent’anni dell’Ottocento la SAT partecipa attivamente al restauro e alla realizzazione ex novo di numerosi rifugi, incominciando dal ricovero già esistente di Bedole, in Val Genova, nel 1874.

Questi primi decenni del sodalizio sono caratterizzati da un grande fervore che conferisce alla società stessa meriti ineguagliabili. La presenza di club e alpinisti stranieri diviene sempre più marcata e spinge la SAT a voler  rimarcare l’italianità del territorio e delle sue montagne realizzando rifugi e sentieri volti alla conservazione, alla visita e allo studio di quell’ambiente e investendo così ingenti concessioni monetarie.

Nei primi anni del Novecento si contano già ben 13 rifugi, che entro il 1908 divengono 22, tutti appartenenti all’associazione. Sin da questi anni e fino al primo dopoguerra la gestione e la realizzazione di rifugi viene vista come risorsa politica per diffondere un’ideologia ed è così che la SAT, con tendenze irredentiste, si ritrova a combattere a “suon di costruzioni” contro il DÖAV pangermanista. Uno degli esempi più eclatanti di questa battaglia edile è la costruzione del rifugio Tuckett da parte del DÖAV a poca distanza dal nuovo rifugio satino (1904) dedicato a Quintino Sella, ai piedi della vedretta del noto monte. Il CAI in quest’occasione dona alla SAT una targa che viene murata sulla facciata dirimpetto alla costruzione rivale, ma subito cancellata per ordine delle autorità per via del messaggio ivi trasmesso: di faccia alla provocazione straniera!

Nel primo, come nel secondo, dopoguerra, gli effetti devastanti dei conflitti si vedono anche nei numerosi rifugi, ripari e malghe incendiati, saccheggiati o più o meno distrutti. L’impegno del Sodalizio in queste circostanze, malgrado la scarsità di risorse, si direziona verso il risanamento delle strutture, sia di quelle preesistenti (quando possibile) che di quelle acquisite, sebbene alcune di esse debbono esser cedute alle sezioni CAI più vicine per impossibilità di mantenimento.

Nel 1938 si contano 39 rifugi, molti dei quali vedono opere di ampliamento sin dai primi anni ‘30. A questi edifici, una decina di anni dopo, se ne aggiungono altri; si tratta di rifugi ex-tedeschi di cui la SAT ottiene la proprietà e che entrano a far parte del progetto di ristrutturazione. Dal 1949, in particolar modo, dopo la concessione di fondi da parte della Regione autonoma, la gestione di questo impegno non ricade solamente sulla SAT centrale, ma anche sulle neonate sezioni, che si muovono con grande prodigalità alla costruzione e al mantenimento di nuove strutture.

Nel 1960 si attua un “piano regolatore” dei rifugi in conformità delle normative regionali; si eseguono così nuovi restauri e ampliamenti e si incomincia un esame catastale e fondiario delle proprietà, che ancora nel ‘65 risulta “impegnativo”.

Il processo di “riadattamento” dei rifugi, che prevede l’ampliamento, la ristrutturazione o la ricostruzione dell’edificio, si protrae fino ai giorni nostri, con sempre nuovi mezzi, tecnologie e novità strutturali, tutti volti a compiacere le esigenze di alpinisti e turisti e migliorare l’esperienza del rifugio di montagna, a volte perseguendo la conservazione della struttura originale del rifugio, altre volte rimodernando completamente l’edilizia.

Parlando di ammodernamento, dal 1996 col Piano stralcio previsto dalla Provincia autonoma di Trento si seguono delle modalità prestabilite per il trattamento dei reflui attraverso fosse biologiche, fosse imhoff, grigliatura, trattamento biologico o messa in rete (fognature), tutti sistemi che vengono adottati in base alle specifiche di ogni rifugio. Anche dal punto di vista energetico si adottano il più possibile soluzioni da fonti rinnovabili e che rendano il rifugio il più autonomo possibile, specialmente in questi ultimi anni, dove le tecnologie e la richiesta di elettricità sono sempre maggiori. Dove c’è acqua ed è possibile si realizzano centraline idroelettriche oppure si installano pannelli fotovoltaici come supplemento al gruppo elettrogeno.

L’amore e il rispetto per la montagna e per la natura ripagano ogni sforzo della SAT nello studio e nell’adozione di sistemi a basso impatto ambientale nel 2004, quando il rifugio Mantova al Vioz ottiene la certificazione ISO 14001. Questa certificazione attesta che l’immobile e l’attività che vi si svolge rispettano integralmente le leggi e le normative esistenti. Che massima attenzione è rivolta al rispetto dell’ambiente per quanto concerne il risparmio dell’acqua, il controllo delle emissioni nell’aria, l’ottimizzazione delle fonti energetiche […], il trattamento reflui e immondizie […].

Con l’introduzione nei rifugi di impianti di diverso tipo, i restauri degli edifici, che inizialmente riguardavano prevalentemente le strutture murarie e gli ambienti, negli ultimi decenni comprendono anche l’aggiornamento e il potenziamento degli stessi impianti moderni.

FOTO © Capanna Bolognini, primo punto d’appoggio in montagna gestito dalla SAT – Archivio fotografico SAT