La guida alpina: dal ruolo alla figura professionale
di Veronica Saggiorato (Biblioteca della Montagna-SAT – Servizio Civile)

Il 4 settembre 1871, un anno prima della fondazione della Società Alpina del Trentino, viene emanato a Innsbruck il regolamento provinciale per le Guide di Montagna. Diversi “esperti di montagna”, tra pastori, malgari e cacciatori, rivestono un nuovo ruolo, accompagnando alpinisti inglesi e tedeschi, ma anche i primi alpinisti trentini, lungo le loro spedizioni.

In un secondo momento, conseguentemente alla nascita della Società, una parte delle energie viene dedicata all’organizzazione e alla gestione di queste “avanguardie dell’alpinismo”. Già nel convegno estivo del 1873 vengono selezionate alcune guide alpine da proporre all’autorità competente, la quale rilascia l’attestato solo a coloro che possiedono “buona reputazione ed incensurabile contegno civile”.

In seguito al primo scioglimento della Società e alla sua ricostituzione, nel 1877 essa conta ben 16 guide, elencate per nome insieme ai 149 soci nella pubblicazione del IV Annuario. Meno di dieci anni dopo sono già più del doppio e nel 1882 si registra una prima istruzione sistematica delle guide e una loro regolamentazione, perlomeno interna. Sono infatti questi gli anni di un primo grande sviluppo dell’alpinismo, che raggiunge nuove mete sia su gruppi dolomitici che su ghiacciai e che richiede così crescenti conoscenze specialistiche.

Tre anni più tardi, col decreto luogotenenziale del 25 aprile 1885, viene approvato il distintivo sociale delle guide trentine, alle quali viene distribuito anche il Prontuario per le guide alpine in caso di infortunio, ovvero quanto ciascuna deve sapere in caso di incidenti in montagna.

Nel 1888 ben 26 guide frequentano un corso di perfezionamento a Bolzano insieme ad altre guide del Deutscher und Österreichischer Alpenverein (DÖAV), ottenendo ottimi risultati, mentre nel 1907, nel pieno periodo irredentista, proprio il DÖAV invita tutti i portatori e le guide a rifiutare il distintivo della SAT; la maggioranza delle guide rimane però fedele al sodalizio, seppur rimettendoci clienti e denaro.

Nei primi anni ‘20, in seguito alla ripresa dell’attività sociale del primo dopoguerra, le guide alpine, ritornate dal lungo servizio militare nelle “compagnie dei sospetti politici”, vengono riorganizzate sulla base del sistema usato dal Consorzio Guide della Lombardia, mentre il Commissario della Venezia Tridentina emana un nuovo regolamento, spinto dalla SAT, per fissare il compenso giornaliero di guide (35 lire) e portatori (24 lire). Sempre in questi anni la SAT promuove conferenze di istruzione alpinistica per le sue guide e fornisce l’attrezzatura necessaria alla professione, che non riguarda il solo accompagnamento di turisti su percorsi alpinistici, ma comprende anche la custodia di rifugi e la manutenzione di sentieri.

Nel 1931 il Corpo guide alpine della SAT si raggruppa nel Comitato trentino, una suddivisione del neonato Consorzio Nazionale Guide e Portatori del Club Alpino Italiano (CAI), e porta avanti la formazione di gruppi di guide e portatori di valle che mantengono un vivo contatto con le sezioni locali della SAT e collaborano con esse e con le locali aziende del turismo alla valorizzazione delle montagne della zona. Da questo momento i vecchi distintivi delle guide SAT vengono sostituiti dai nuovi distintivi del Consorzio Guide del CAI (in argento quelli per le guide; in bronzo quelli per i portatori), senza però comportare un mutamento nella tradizionale collaborazione tra Guide e SAT. Cambia invece il criterio di scelta delle guide, che ora vengono individuate tra i portatori di lunga esperienza e alcuni alpinisti molto competenti e appassionati; cambiamento questo che andrà a influenzare la formazione dei nuovi cadetti.

Nel 1936 le guide del Trentino partecipano, insieme ai gruppi di Bolzano, Bergamo, Belluno e altre città, al 1° Corso militare di Alpinismo per guide e portatori tenutosi alla Scuola Militare Alpina di Aosta. Questo momento di formazione permette la conoscenza, lo scambio e l’affiatamento non solamente tra guide di regioni diverse, e quindi con approcci diversi, ma anche tra truppe da montagna e forze alpinistiche del CAI, provando l’ottima riuscita del corso stesso.

Col secondo dopoguerra si cerca serenità e futuro anche nella montagna; così nel 1947 vengono introdotti i primi corsi pratici di abilitazione sia per guide che per portatori.

Negli anni ‘70 il Consorzio Nazionale delle Guide e Portatori viene sostituito dall’Associazione guide alpine italiane, mentre il Comitato trentino è sostituito dall’Associazione Guide Alpine del Trentino. Negli stessi anni alla Provincia Autonoma di Trento vengono attribuite nuove competenze, tra le quali l’ordinamento della professione di Guida Alpina.

Nel 1981 l’Associazione guide alpine del Trentino inizia ad organizzare autonomamente i propri corsi di abilitazione; il 2 gennaio 1989 lo Stato stabilisce che la guida alpina è la sola figura professionale che può offrire al cittadino prestazioni di accompagnamento in montagna e di insegnamento di tecniche alpinistiche, rivoluzionando così il ruolo delle guide e costituendo un Collegio nazionale, suddiviso in regioni e province, per il loro coordinamento.

In tempi più vicini a noi si costituisce anche la figura di “Accompagnatore di media montagna”. 

FOTO © Adunata delle Guide a Roma, 1934 – Archivio fotografico SAT