Roberto è senza dubbio uno dei pilastri fondanti della storia dell’arrampicata in Trentino: travolto giovanissimo dall’onda del cambiamento, spinto dalla curiosità e la voglia di spostare sempre un po’ più in là i suoi limiti, si lascia trasportare dal flusso.

Gli anni Ottanta sono anni intensi, veloci, fatti di scoperta, molta chiodatura ma anche di nuove e impensabili esperienze come la prima gara di arrampicata sportiva a Bardonecchia, nel 1985. Roberto emerge fin da subito come giovane e forte promessa e, di conseguenza, fama e sponsor bussano alla sua porta. Sono anni complicati che lo portano a capire che il suo carattere, ma soprattutto il suo modo di vivere l’arrampicata non potrà mai coincidere con questo nuovo mondo. Quello di cui ha bisogno è all’ombra dei riflettori: silenzio, nuovi muri da esplorare e condividere con pochi cari amici e scalare, scalare e ancora scalare. La sua vita è intrecciata profondamente alla Valle del Sarca, dove passava mesi interi a dormire nel suo mitico furgone rosso, ma non si può racchiuderla tutta qui.

Attraverso l’utilizzo di fotografie (gentilmente donate alla Biblioteca della Montagna dalla sorella Cristina, e che ora costituiscono il fondo archivistico a lui dedicato) e articoli scritti dallo stesso Roberto, la SAT gli dedica una mostra a 60 anni dalla sua nascita.

Roberto Bassi nasce il 27 luglio 1961 a Milano, viene a vivere a Castello di Fiemme e poi si trasferisce a Trento. Nella primavera 1976 partecipa al suo primo corso di arrampicata con la scuola Graffer. Si iscrive  alla SAT con somma soddisfazione. Nel 1978 è nel pieno dell’attività alpinistica e ripete tante vie classiche in Dolomiti.

Durante gli anni ’80 inizia ad aprire e chiodare alcune tra le vie più famose della zona, come “Zanzara e Labbradoro” aperta con l’amico Manolo.

Muore Il 28 settembre del 1994 in un incidente stradale, all’età di 33 anni, rimanendo alla storia come uno degli arrampicatori più forti.”

Il servizio del TG regionale sulla mostra